Capitolo 1 – Pensieri Peccaminosi
Sono nata a New York e volata via da li all’età di 3 anni con destinazione Italia, cresciuta poi in un piccolo paese a Nord, uno di quei paesetti immersi nella natura con il paesaggio da cartolina: con il cielo azzurro azzurro e le montagne di sfondo spruzzate dalla neve…dove tutti conoscono tutti.. dove tutti parlano di tutti… dove la gente insomma non si fa mai i cavoli suoi. Il classico paesello di campagna.
La mia famiglia è una famiglia normale: mamma (di origini asiatiche), babbo e un fratello più giovane… poi ci sono io, la “ pecorella ” nera… Luna!
Luna che ha pensieri peccaminosi, Luna la strana, Luna che adora tingersi i capelli di blu e le unghie con lo smalto nero, Luna che ascolta i ” The Cure “ ma poi fa danza classica, Luna che è bravissima a disegnare ma è un disastro a guidare…
Non mi è mai piaciuto vivere qui, ma ci sono cresciuta e un po’ a modo mio ho amato questo paese… Amo l’aria fresca che mi accarezza il viso quando passeggio per la strada, l’odore che ha il bosco quando raccolgo le castagne e il rumore del fiume sotto casa ma, mi è sempre stato stretto… e così, dopo aver finito il liceo artistico decisi di trasferirmi da sola, per proseguire gli studi di danza classica ed iniziare l’ Università a Firenze.
Lasciai tutto e tutti senza rimpianti, alla fine andavo a stare lontana solo tre ore di treno!!!!
Mamma e babbo vollero comunque accompagnarmi per vedere la casa che avevo trovato in affitto tramite un sito internet…
Ed eccomi qui… finalmente in viaggio verso la mia nuova avventura da sola…
Assorta tra me e me con il naso appiccicato al finestrino mentre mi scorrevano le città davanti ripensavo un po’ a tutto… mi sarebbero mancate le serate brave con le amiche?? La domenica pomeriggio in discoteca chiedendo l’autostop per tornare a casa, i cambi di vestiti sotto casa, le sbronze e i ragazzi…
Già… i ragazzi, splendide creature tutte da scoprire e da temere! Potrei scrivere 10 capitoli a parte solo per loro… chissà, magari lo farò…
Quanti pianti sotto casa mi sono fatta per il fidanzatino di turno, quante delusioni! Non che fossi una “ sfigatella ”, alla fine ho avuto anch’io le mie storie più o meno importanti, ma mi sono sempre sentita uno spirito libero e, adoro sperimentare! Sono sempre stata curiosa, mi piace pensare di aver fatto del bene piuttosto che considerarmi ” una ragazza facile “.
Cullata da questi pensieri scivolai in un sonno leggero… ad ogni fermata socchiudevo gli occhi
” Tesoro dormi, non siamo ancora arrivati “, sussurrava mia mamma ed io inspirando profondamente ripiombavo lentamente nel mio dormiveglia ristoratore.
Adoro il treno, si! Lo adoro! Diciamo che tra me e lui fu amore a prima vista fin dal primo anno di liceo, quando dovevo percorrere tutti i giorni circa una quarantina di chilometri da dove abitavo, avanti ed indietro.
Mi piaceva osservare le persone dal finestrino come erano vestite, cosa osservavano, che stato d’animo avessero in quel momento, se fossero state felici o no… o quelle nel mio stesso scompartimento… Ahaha, quante risate mi sono fatta! Mi piaceva anche stare rannicchiata facendomi “scudo” con il libro di storia dell’arte quando tornavo la sera tardi a casa: il rumore del treno mi dava tranquillità ed era perfetto per conciliare il sonno.
Il taxi ci portò nel centro storico di Firenze… ero a bocca aperta!! La città l’avevo vista solamente nei libri, era bellissima e quanta gente!!! Gente di tutte le età e di tutte le nazionalità!!!
Parcheggiò in una via piccolissima, stretta stretta, a senso unico e davanti ad una targhetta di ceramica bianca con il numero 6 dipinto a mano in blu.
Scesi dal taxi e mi guardai intorno, sembrava di essere all’interno di un quadro: vecchi e vissuti edifici dai colori pastello con tante finestre dai battenti verde bosco contornavano entrambi i lati della piccola strada. In fondo alla via completamente inondata dal sole potevo intravedere una splendida piazza dove turisti stanchi e affamati consumavano un frugale pasto seduti a gambe incrociate.
Il portone della palazzina davanti a me era di legno grosso e massiccio, sulla destra una fila di campanelli color ottone erano in netto contrasto con il muro scrostato dell’intero edificio.
Scorsi il dito fino all’etichetta di carta adesiva bianca, gli angoli erano arricciati e leggermente anneriti e il cognome talmente scolorito che non lo si leggeva quasi più… Si! doveva essere quello… provai a suonare… < Chi è? >
Una voce squillante proveniente dall’alto mi fece alzare di colpo la testa.
Proprio dalla finestra dell’ultimo piano fece capolino una testolina rasata…
< Luna? Sei la nuova ragazza? Io sono Petra, vieni ti stavamo aspettando! Sali… ti apro subito, quarto piano prima porta a destra >
Mi girai e corsi a salutare mia madre e mio padre che nel frattempo mi avevano allineato le due grosse valigie sul marciapiede, è proprio vero, un abbraccio a volte vale più di mille parole e quello che diedi a loro era un abbraccio da un milione di parole forse tutte quelle che avrei voluto dire da una vita ma per il mio spirito ribelle le avevo custodite in me. Schioccai un sonoro bacio sulla guancia ad entrambi e promisi di fare la “ brava ”.
Aspettai che risalissero sulla vettura e mentre facevo ciao con la mano tirai un sospiro di sollievo… andata!
Mi feci forza e presi le valigie pesantissime, maledicendomi mentalmente per averci messo dentro il “ mondo ”.
Spinsi il portone che avevo davanti a me, scricchiolò appena lo mossi, entrai a fatica con il mio ingombrante carico e mentre si richiuse con rumore sgraziato e gracchiante mi ritrovai in un piccolo atrio buio dall’aria umida e fresca e dal pungente odore di muffa, cercai a tastoni l’ interruttore della luce sporcandomi la mano con l’intonaco ormai consumato.
Ed ecco la sorpresa che vidi appena la flebile luce si accese… cavoli!!! Erano scale!!!
Tanti piccoli scalini di pietra levigata e consumata dall’alzata stranamente alta stavano li proprio di fronte a me…
” Forza e coraggio Lu sono solo 8 rampe di scale! Il fisico ringrazierà! “
Con la fronte imperlinata dal sudore e il fiato grosso, finalmente arrivai al pianerottolo dell’ultimo piano, il quarto piano. Una porta socchiusa attirò la mia attenzione, appoggiai le valigie bussai forte : ” Permessoooooo!?! “
< Ciao Luna vieni!! Siamo in cucina… >
Entrai e…
La casa era carinissima! Non avrei potuto scegliere di meglio! Era molto caratteristica, su due livelli comunicanti tramite una scala a chiocciola, l’ entrata era una stanza che fungeva anche da salotto aveva le pareti colorate di un limone caldo dai toni aranciati e delle bellissime travi a vista, sulla sinistra due enormi finestre che si affacciavano di fronte a Palazzo Pitti, mentre sulla destra c’era un cucinotto abitabile tutto bianco.
Sulla parete di fondo di fianco al divano dismesso e consumato, c’era la scala a chiocciola di legno che portava al soppalco e alle tre camere singole con bagno.
La mia camera non era molto grande, anzi a ripensarci proprio per nulla, ma aveva un bel letto da una piazza e mezza, mobili di vimini semplici ma che s’intonavano con il resto dell’ambiente.
Avevo ben due finestre!, una che si affacciava sulla via e l’altra sul muro opposto si affacciava al soppalco.
La cosa che più adoravo era la parete dove troneggiava il letto, color amaranto! Bellissima, calda e accogliente mi faceva venire già in mente situazioni peccaminose…
Chiusi la porta di legno e mi buttai a pesce sul letto… non male! Con il viso rivolto al soffitto mi misi a pensare… le lezioni a scuola sarebbero iniziate la prossima settimana, avevo tutto il tempo per prendere confidenza con la città e si!… avrei visto Luca…
Beh… prima magari avrei dovuto chiamarlo, lui non poteva sapere che ero a Firenze…dall’ultima volta che ci eravamo sentiti ormai erano trascorse già diverse settimane…
Luca in realtà non lo avevo mai visto di persona, avevo solo una sua foto in bianco e nero… non era proprio il mio tipo, era un ragazzo dall’aria pulita, capelli corti, due occhi da cerbiatto e fisico asciutto da sportivo. Ma aveva una doppia vita che adoravo, era il cantante della cover band ufficiale italiana del gruppo dark inglese “ The Cure ”.
Avevo visto alcune sue foto con il gruppo e che dire? Un altra persona! Vestito tutto di nero, capelli cotonati, trucco pesante su quegli occhioni e rossetto rosso sangue sbavato… mi faceva ribollire dentro e mi eccitava da morire l’idea che una persona così posata, potesse trasformarsi in un essere tanto sensuale, dallo sguardo penetrante, quasi perverso.
Avevo deciso che dovevo farlo mio, ma i Km di distanza per ora non mi avevano aiutato…
Il nostro era un rapporto epistolare, proprio cosi, eravamo amici di penna. Lui aveva messo un annuncio in un settimanale di musica rock dove gli sarebbe piaciuto conoscere degli amanti di musica dark, ed io gli avevo risposto.
Iniziammo così a conoscerci… poi la mia naturale pigrizia prese il sopravvento e… ormai erano già passate parecchie settimane dall’ultima che ci eravamo scritti.
Presi il telefono e non ci pensai due volte… composi il suo numero, libero…
< Pronto? >
” Ciao sono Luna! Ti ricordi di me ? “, dissi con voce fastidiosamente squillante…
< Lunaaa! E chi si dimentica un nome così? Come stai ? Che fai ? Non ho più avuto tue notizie!! >
< Ehmm… si, scusami tanto, sono state settimane intense, sono a Firenze, ti va una birra? almeno mi faccio perdonare! >
Ecco… l’avevo detto! Mi morsi il labbro inferiore pregando mi dicesse di si.
< Quanto ti fermi? >
< Tutta la vita!!! Mi sono appena trasferita qui da sola per frequentare una scuola di danza e l’Università >
< Allora abbiamo tempo! Vada per una birra e poi sarò il tuo ” Cicerone ” per le vie del centro. Al Duomo alle 23.00 è troppo tardi? Prima sono alle prove con la mia band, stiamo preparando un concerto per la prossima settimana >
< Easy Cure, giusto?! >
< Giusto! Spero ci sarai… >
< Non me lo perderei per nulla al mondo! Dai ci vediamo tra un po’, baci!!! Ahh dimenticavo, sarò vestita con un abitino color lilla stasera! >
Spensi il cellulare, mi rituffai sul letto e mi misi comoda, era maggio ma già il sole si faceva sentire e con il viso accaldato forse più per l’emozione che per il tempo, chiusi gli occhi e inspirai profondamente. Piano piano mi ritrovai a fantasticare sulla serata che mi si stava prospettando da lì a qualche ora: pensieri peccaminosi adesso si facevano largo nella mia testa. Maliziosamente sorrisi e quasi senza accorgemene la mia mano scostò il tessuto leggero della gonna che indossavo e iniziò ad accarezzare languidamente la coscia, un brivido mi percorse la schiena… non erano più le mie dita, ma le sue labbra calde e morbide che mi torturavano piacevolmente e delicatamente. Sentii la sua lingua guizzante risalire piano piano l’interno della coscia fino a scendere al ginocchio, per poi rincominciare da capo. Cominciai a rilassarmi e scostando leggermente gli slip di pizzo bianco, già bagnati di desiderio, mugolai di piacere. Lentamente feci scivolare le dita tra il mio sesso umido e voglioso, iniziai a strofinarmi il clitoride gonfio con movimenti decisi e profondi… immaginavo la sua bocca e la mia eccitazione cresceva sempre più… il mio dito entrò con facilità, così pure il secondo e poi anche il terzo… Con movimenti ritmici il mio corpo andava su e giù, mentre le mie dita come se suonassero una melodia, si facevano largo dentro di me. Rivoli di desiderio bagnarono le lenzuola, era un piacere così sfacciatamente intenso che non volli smettere, continuai su e giù e poi ancora come se non bastasse di nuovo su e giù… la mia testa diceva: non ti fermare Luca, non ti fermare!!
Prepotentemente le dita rincominciarono sempre più velocemente a masturbarmi… mi tappai la bocca con l’angolo del cuscino, avrei voluto urlare ma non volevo che le mie nuove coinquiline mi scoprissero. E poi arrivò l’orgasmo: lungo, potente e dannatamente bello, mi colse quasi alla sprovvista. Tolsi piano piano le dita fradice di umori, mentre tremavo ancora di piacere… le portai alla bocca assaporando tutto con avidità.
Ero frastornata e stremata… buffo come la nostra mente possa creare la situazione perfetta per avere un ” Signor Orgasmo “…
Mentre mi soffermavo a fare queste considerazioni, con il corpo ancora madido, mi addormentai…