Capitolo 7 – SafeWord

SafeWord

Capitolo 7 – SafeWord

Mi sentivo addosso una strana inquietudine e come sospesa in una bolla avevo sete di sapere, voglia di sperimentare…

Da quando mi ero trasferita a Firenze avevo già avuto la possibilità di poter placare la mia curiosità in “ materia di sesso ”, ma Stefano aveva aperto completamente le porte nella parte più nascosta dentro di me, quella che non avrei mai immaginato di avere, quella perversa e lussuriosa.
Volevo essere dominata, guidata, plasmata da una mente più forte capace di piegare il mio orgoglio e la mia volontà.
Lui poteva essere la persona perfetta: glaciale e distaccato si era posto come essere superiore e io, quasi ipnotizzata, avevo assecondato le sue voglie.
La curiosità era molta, sognavo come poteva essere strano fare sesso con una persona così, se ci fosse stato sempre quel sottile dislivello di parti che mi eccitava e spaventava contemporaneamente, il fidarsi di una persona e superare il dolore fisico per tramutarlo in piacere. Ecco, quella si sarebbe stata una bella scommessa.
Il suono del cellulare mi distolse dai pensieri, presi distratta il telefono e risposi quasi annoiata:
< Sii? >
“ Luna? , era lui e mi si gelò il sangue.
< Vorrei riprendere il discorso dell’altra sera, ovviamente se la cosa ti interessa ancora… che mi dici? >
Il tono era suadente e risoluto come ricordavo, nessuna si sarebbe mai tirata indietro… nessuna, eccetto io.
Avevo paura, anzi ero terrorizzata, mi ero informata su internet riguardo alle pratiche tra “ dominatore/sottomessa ” e ne ero rimasta affascinata, ma molto molto impaurita.
“ I… iooo… , balbettai…
< Niente che tu non voglia, inizieremo per gradi, stabiliremo limiti e una safeword, non ti farò del male, non è quello il mio intento vedrai… >
Dopo un attimo di silenzio, imbarazzante, con il cuore che mi sfondava il petto dissi tutto d’un fiato:
“ Ok, proviamo…
< Bene, alle quindici casa mia, puntuale o il nostro primo incontro non sarà poi così piacevole… >

Suonai il campanello mentre la lancetta dell’orologio segnava, stranamente per le mie abitudini, le quindici in punto.
Spalancai il vecchio portone di legno d’ingresso e, a due gradini per volta, arrivai all’ultimo piano. La porta d’ingresso era accostata, la spinsi e con voce titubante dissi:
“ Heii!?! C’è qualcuno?
< Luna vieniii… >

L’ingresso era molto piccolo e poco illuminato. Davanti a me un lungo e stretto corridoio che portava al soggiorno, poi… lui, bello e dannato!
Indossava una maglia molto scollata di colore nero, le maniche arrotolate su fino all’ avambraccio e pantaloni grigi. I capelli ribelli erano tenuti insieme da bacchetta cinese, anche se sparse qua e la scendevano delle “deliziose” lunghe ciocche, quasi come ad incorniciarne il suo volto dai dolci lineamenti. Rimasi attonita a fissarlo per qualche secondo, quando fui svegliata da il suo largo e bianchissimo sorriso che lo precedette nel prendermi per mano.
Mi accarezzò una guancia. Sapeva essere così imprevedibile e disarmante, mi faceva impazzire ed io lo trovavo davvero sexy. Poi, mi alzò il mento e mi baciò.
La sua lingua impaziente esplorava la mia bocca, le sue mani scorrevano adesso decise su di me.
Mi lasciai andare, quel bacio energico e così sensuale mi stava ancora spiazzando, le mie ultime difese crollarono miseramente mentre sentivo l’eccitazione prendere il sopravvento.
< Sei la mia puttanella… >
“ Sii , sospirai flebilmente…
I sensi stavano schiacciando le emozioni: sgomberai la testa, volevo compiacerlo, volevo essere la migliore, la sua preferita.
Sprofondò sul vecchio divano mentre io rimasi in piedi davanti a lui aspettando un ordine, una qualsiasi parola o un suo gesto.
< In ginocchio cagna, la tua safeword sarà stop, la userai quando lo riterrai più opportuno ma, non abusarne. Io sarò dolce se tu sarai obbediente… capito? >
Annuii con la testa e mi misi in ginocchio di fronte a lui.
Un innaturale silenzio avvolgeva la stanza, potevo sentire il ticchettio del suo orologio e il mio cuore che seguiva i rintocchi.
Era veramente una strana situazione, buffo come durante i corsi all’ Università non avevamo mai scambiato una parola e adesso, ero addirittura il suo passatempo sessuale.
Nervosa passai la lingua sulle labbra, mi sentivo un po’ impacciata dentro il mio nuovo tubino nero.
L’avevo comperato per l’occasione, era bello! Me ne innamorai subito appena lo vidi in vetrina, aveva una lunga cerniera sul davanti che poteva essere completamente aperta all’occorrenza, chissà se ce ne fosse stata l’opportunità… ci speravo tanto…
La posizione non era delle più comode! Stavo immobile solo da pochi minuti ma sentivo già le ginocchia indolenzite… che cosa stava aspettando?
Lentamente si alzò, fece un giro intorno a me.
Potevo sentire benissimo il suo sguardo pesante addosso, come mi stesse valutando…
D’ un tratto le sue mani calde e forti incominciarono ad accarezzare il vestito da dietro.
Indugiarono parecchio sul culo, volevo muovermi, accompagnare il suo tocco con movimenti dolci, bramavo le sue dite in mezzo alle cosce e questa lunga attesa era veramente esasperante.
Scostò il perizoma, “ cazzo!, ero veramente eccitata pensai , la toccò leggermente prendendo un po’ di umori e con voce ferma mi disse:
< Hei… sei già fradicia lo sai? Brava, meriti un premio degno di quello che sei, ma te lo darò più tardi… >
Non potevo vedere Stefano, era dietro di me, ma potevo sentire distintamente che stava scartando qualcosa, ero curiosa e orgogliosa di me stessa, le ginocchia mi facevano male da impazzire e la schiena non stava messa meglio, ma resistevo per lui. In quel momento era l’unica cosa che volevo.
Una cosa dura e ruvida mi premette sul collo, stringeva ma non mi lamentai.
Pensai inizialmente fosse una collana… ma no! Era un collare di cuoio!
Ero diventata la sua cagna… una cagna in calore!
“ Manca solo una cosa e poi sarai perfetta! , il tono aveva cambiato colore, una punta di eccitazione scandiva le sue parole.
< Fammi vedere come sei addomesticata… lecca, lecca le scarpe! >
Era tutto così erotico, lui che ordinava ed io vestita sexy in ginocchio più eccitata che mai.
Senza pensarci due volte cominciai a leccare la punta delle scarpe, prima una e poi l’altra.
Non mi soffermai tanto sul sapore che avevano, ma su cosa rappresentavano: immaginavo fossero il suo membro duro e mi stavo bagnando sempre di più.
Una voglia pazzesca di essere abusata stava prendendo piede nella mia mente, come un piccolo tarlo e, quasi senza accorgemene, la mia mano scivolò verso il ventre scostando il tubino, ancora più giù fino ad incontrare il perizoma bagnato dall’eccitazione e appiccicato alle labbra…
Iniziai a toccarmi senza ritegno strusciando velocemente il clitoride ormai gonfio e pronunciato, infilando poi dita e mutande dentro di me. Smisi di leccare, alzai il viso e chiusi gli occhi, ansimando piacevolmente, sentii l’orgasmo avvicinarsi prepotentemente ma, un rumore sordo accompagnato da un forte dolore, mi portò bruscamente alla realtà.
< Chi ti ha detto di fermarti? Ti ho forse dato il permesso di masturbarti? Conta fino a venti, lo farò diventare viola quel delizioso culetto che ti ritrovi, scandisci bene i numeri e vediamo se la prossima volta ricorderai la lezione… >
Un mestolo! Aveva in mano un mestolo di legno…
Mordendomi il labbro inferiore fino a farlo quasi sanguinare, ricacciai indietro l’orgoglio inspirando profondamente e…
< Uno… >
Arrivò come una lama sibilando nell’aria, sentii il botto e poi un gran bruciore, cazzo se faceva male!
< Due … >
Sobbalzai e strinsi i denti…
< Tre … >
Avevo gli occhi pieni di lacrime, non volevo mollare, non era facile abituarsi al dolore ma ancor più difficile era l’effetto sorpresa di quando sarebbe arrivata la prossima mestolata.
< Quattro, cinque, sei… >
Rapidi si susseguirono i colpi, il bruciore era insopportabile, la frustrazione tanta… c’era sempre la safeword… ma no! Non l’avrei mai usata! Mai!
Colpo dopo colpo incassai senza fiatare, potevo sentire il sapore salato delle mie lacrime che mi rigavano il viso, non volevo pensare a nulla e desideravo solo finisse il più in fretta possibile.
< …E venti… >
Mi accoccolai in terra come un cucciolo spaurito, tremavo e mi sentivo confusa:
< Che cazzo stavo facendo? Nessuno mi aveva picchiata così, era davvero quello che volevo? Ma soprattutto Stefano era un sadico? >
Quasi intuendo i miei pensieri si avvicinò, mi scostò i capelli attaccati alla guancia e leccò le mie lacrime, teneramente… poi mi abbracciò forte e mi baciò. Finalmente mi sentii protetta.
Sospirai, avevo bisogno di lui e dei suoi baci, delle sue carezze e delle sue attenzioni.

Mi prese la mano ed insieme facemmo scendere piano la cerniera del tubino, fino ad aprire completamente il vestito, il mio corpo nudo fremeva dall’eccitazione ed era come se tutti i sensi fossero amplificati dall’idea di essere nuovamente accarezzata da lui. Mi toccò il seno prendendolo tutto a piene mani facendomi mugolare di piacere, poi passò ai capezzoli stuzzicandoli un po’ fino a farli indurire e lentamente, arrivammo alle cosce.
Iniziavo a rilassarmi nonostante il bruciore molto forte che ancora sentivo alle natiche e all’indolenzimento del corpo per essere stata tutto quel tempo in quella posizione di costrizione.

Dolcemente mi fece proseguire guidando la mano sul mio sesso, non potevo credere a quello che le mie dita stavano sentendo: ero bagnata all’inverosimile!
< Questo la dice lunga dolce Luna, sei una perfetta Slave, dovevi solo trovare qualcuno che te lo facesse capire… >
Mi fece infilare due dita dentro con inesorabile lentezza, godevo al mio tocco, era proprio calda e accogliente mentre, continuando a baciare ogni centimetro di pelle, sentivo i suoi pantaloni scivolare giù e una grossa erezione spingere verso di me.
Avevo il suo respiro addosso, potevo intravedergli il volto che era così sexy con gli occhi socchiusi e la bocca con gli angoli leggermente incurvati verso l’alto in un timido sorriso…
Mi penetrò dolcemente, piano piano, con movimenti profondi e passionali.
Le mie labbra avvolgevano il suo membro gonfio di piacere, forse era solo una mia impressione ma… sembrava stessimo facendo l’amore.
Mi sentivo sempre più bagnata, lo volevo tutto fino in fondo, volevo mi riempisse, volevo venire con lui.
Mi fece girare e si mise sopra tenendomi ferma la testa per i capelli, guardandomi fisso e poi, riprese a penetrarmi con decisione, sempre più forte…

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