Capitolo 8 Prima Parte – Rosso Disponibile

Rosso Disponibile

Capitolo 8 Prima Parte – Rosso Disponibile

La serata al ristorante trascorreva abbastanza freneticamente, c’erano moltissime prenotazioni e “ dulcis in fundo ” alle ventitrè, avevano prenotato anche una decina di ragazzi, tutti amici di Luigi che conoscevo anche io.

Capitava spesso di avere amici a cena, ma quando venivano a quell’ora si faceva solitamente nottata tra musica e bevute. Non che la cosa mi dispiacesse, in realtà non stavo passando proprio un bel periodo con Luca, eravamo arrivati al limite e Stefano era entrato prepotentemente nella quotidianità. Avevo bisogno di staccare un pochino, più semplicemente avrei dovuto starmene per un po’ sola con me stessa invece di passare da un ragazzo all’altro: il punto è che nella mia vita, vuoi per destino o per una serie di circostanze casuali, non sono mai rimasta da sola o inconsciamente non ci volevo rimanere… Mi sarebbe piaciuto divertirmi senza avere risvolti sessuali, ci sarei mai riuscita? Forse stasera potevo provarci e mettermi così alla prova.

Luigi si avvicinò e, mentre asciugavamo i bicchieri, quasi distrattamente mi disse: “ Stasera ci sarà pure Andrea con il resto del gruppo, non penso tu l’abbia mai conosciuto… se lo vedi gli salti addosso, è proprio il tuo tipo! ”

Ecco! Come mandare all’aria tutti i miei buoni propositi con una frase sola!

Luigi mi conosceva bene, soprattutto in fatto di ragazzi visto che, superato il naturale imbarazzo per quell’unica parentesi insieme, eravamo diventati confidenti l’una dell’altro oltre che ottimi amici.

< Dici? >

< Dico, dico…. occhi azzurri, capelli castani, un po’ lunghi, fisico atletico… è un bel ragazzo ma occhio! Ci sono uscito insieme la scorsa settimana e siamo finiti in un angolino buio qui dietro con due americane… ahahhahah, il resto lo puoi pure immaginare! >

> Mmmmh… avevo deciso di fare la brava stasera… >

“<Tu la brava? Occhio che ti cresce il naso! >

Risi di gusto dandogli una leggera pacca sulla testa, in fondo mi ero affezionata e stavamo bene insieme… come amici.

Preparai con cura il tavolone, da un momento all’altro sarebbero arrivati ed io odiavo apparecchiare con i clienti già seduti. Cercai di darmi un tono raddrizzando la schiena e calandomi un po’ i jeans per far intravedere l’orlo del perizoma bianco, per fortuna prima di cominciare il turno mi ero smaltata le unghie con un bel rosso lacca che, anche se ero vestita sportiva, mi dava quel sottile tocco di femminilità a cui non avrei mai rinunciato. La porta scricchiolò proprio quando andai a poggiare l’ultimo fiaschino di Chianti della casa, risate e chiacchiere invasero il locale, corsi in cucina a prendere subito i vassoi degli antipasti: prima si inizia, prima si finisce pensai… Mi fermai quando Luigi mi strizzò l’occhio e mi fece cenno di dare un ‘occhiata alla sala. Feci capolino dall’entrata della cucina e lo vidi subito! Cavolo che figo! Era proprio come lo aveva descritto Luigi: alto, abbronzato, occhi azzurrissimi e belle labbra carnose… Aveva dei Levi’s chiari consumati e una maglia di lino stropicciato color panna con il collo a “ V ”.

“ Lo voglio conoscere! ”, piagniucolai verso Luigi.

< Ah no! Avevi detto facevi la brava… >

< Stronzo… mi arrangerò da me, come sempre del resto! >

Luigi scosse la testa sorridendo, sapevo a cosa stava pensando e domani gli avrei raccontato tutto davanti a un bel matè caldo e un cannino d’erba.

Feci i convenevoli di benvenuto con tutti, eccetto con Andrea, nessuno si era preso la briga di presentarmelo e io beh… ero la cameriera! Portai gli antipasti in tavola e Federico, uno dei ragazzi della tavolata finalmente venne in mio soccorso :

< Ma voi vi conoscete? >

“ Veramente no ”, dissi con noncuranza.

< Piacere Andrea >

< Ciao, io sono Luna >

< Ciao Luna, che bel nome! Lo sai che a me piacciono molto le mani con lo smalto come il tuo? >

” Si? Carino vero? Si chiama Rosso… Rosso disponibile… “, non credevo a cosa mi era uscito dalla bocca! Rosso disponibile!?! Ma che cavolo di risposta era! Avvampai per l’imbarazzo e corsi in cucina con la pila di vassoi degli antipasti che oscillava pericolosamente.

Luigi rideva di gusto, non mi aveva mai vista così impacciata come quella sera! La cena trascorse tranquilla tra fiumi di vino, risate e musica a tutto volume, l’aria era satura di fumo e i ragazzi brilli. Portai i primi e si susseguirono poi i secondi, stavo ancora portando i vassoi di carne quando Andrea improvvisamente mi disse:

< Allora Luna, possiamo diventare amici? >

< Si certo!! Amico “diletto”! Ahahhahh >

Affondato! Con questa frase speravo mi prendesse in considerazione ed ora aspettavo solo la sua mossa… Per tutta la serata avevo evitato accuratamente di chiacchierare troppo con Andrea, la sua presenza un po’ mi destabilizzava e mi rendeva nervosa ma, all’ora di chiusura, mi si avvicinò un po’ barcollando, aveva bevuto molto e come gli altri faceva fatica a reggersi in piedi.

< Luna, te ne vai a casa? >

< Beh direi di si, sono quasi le 2 del mattino… Spero tu venga ancora a trovarmi qui in trattoria! >

< Certo che verrò! Dici che ti posso accompagnare a casa? >

< Forse sarebbe meglio se ti riaccompagnassi io stasera! Grazie davvero, ma sono in bici e se la lascio qui stanotte, domani non la ritroverò più… >

< Quindi? Ci sentiamo? >

“ Certo! Dai fammi andare che è tardissimo… ”, e inforcando la bici presi a pedalare verso casa il più in fretta possibile.

Che cosa mi stava succedendo? Avevo lo stomaco chiuso e un sorriso da ebete stampato in faccia… si mi piaceva. No, mi piaceva decisamente molto! Probabilmente ci sarei uscita, avevo solo bisogno di parlare con Luigi…

Legai la bici al primo palo sotto casa e lentamente salii le scale. Aprii la porta, mi sorprese un buon odore di incenso. Mi piaceva l’appartamento, lo sentivo mio, andai a tastoni verso camera e mi abbandonai sul letto sospirando forte, chiusi gli occhi e al diavolo la doccia….  

 

  Andrea

Vidi sul display del cellulare la chiamata in arrivo di Federico:

< Ciao Andrea! L’appuntamento è per stasera alla solita ora, non mancare! Michelangelo porterà l’ Amarone! >

< Si tranquillo Fede, ci sarò e da parte mia potete contare sul Tignanello che vi ho promesso da tempo… >

Eravamo amici d’infanzia io e Federico. Dopo esserci persi un po’ di vista avevamo ricominciato a frequentare da poco gli altri ragazzi della vecchia “ compagnia ”.

Ogni settimana era abitudine andare a cena in un ristorante in centro a conduzione familiare. La sera c’erano solitamente i due fratelli gemelli figli del proprietario, e potevamo quindi fermarci fino a tardi per fare baldoria.

Uscivo a pezzi da una storia lunga sette inesorabili lunghi anni. Mi aveva letteralmente prosciugato l’anima, oltre al fatto che avevo smesso di uscire con tutti i miei amici perchè alla mia ex non stavano simpatici. Mi ero annullato per quella stronza e lei mi aveva tradito e poi mollato, un classico… Dopo un lungo periodo di crisi decisi che era il momento di reagire, di tornare a vivere: mi ero iscritto in palestra, rifatto il guardaroba, comprato la moto e riallacciato i rapporti con gli amici di sempre…

Era bello uscire con loro e mai come in questo periodo, mi sentivo apprezzato dalle lusinghe del gentil sesso. Mi volevo solo divertire, ne avevo bisogno e lo meritavo! Avevo perso gli anni migliori con quella scema, volevo recuperare il tempo perduto ad ogni costo. L’appuntamento era per le ventitrè circa davanti al ristorante: ero su di giri, ogni volta si faceva serata lì, conoscevo sempre qualche straniera con la quale immancabilmente ci finivo a letto. Il tavolone era già apparecchiato e con moltissima cura…

Entrammo tutti insieme, lo stomaco brontolava e non vedevo l’ora di assaggiare la bottiglia di “ Amarone ” che Michelangelo aveva portato. Mentre ci accomodavamo vidi una cameriera nuova: strano pensai… tutte le volte che sono venuto a mangiare c’erano sempre solo i gemelli.

Federico mi lesse nel pensiero:

“ Quella è Luna, gran bella ragazza e cameriera moooolto efficiente… Lavora qui da parecchio, ma non tutte le sere, te la presenterò… Ah dimenticavo… è single… ”

Sorrisi… Single? Beh avremmo potuto divertirci insieme, pensai. Mora, occhi da cerbiatta, capelli lunghi, piercing al labbro e con un sorriso veramente irresistibile ma sopratutto, con tutte le curve al posto giusto. Forse era un po’ scarsa di seno, ma aveva un culo da paura che riuscivo ad intravedere nonostante i jeans larghi, poi con quel perizoma che spuntava fuori….

Era vestita in maniera molto sportiva, non che la cosa mi disturbasse anche se preferivo di gran lunga averla potuta vedere dentro un vestitino corto accompagnato da un tacco 12… Aveva belle mani , bellissime! Molto curate e uno smalto rosso sexy dello stesso colore del rossetto. Ogni tanto vedevo che si soffermava a guardarmi, probabilmente non avendomi mai visto era incuriosita dalla mia presenza. I suoi sguardi durante la cena divennero però sempre più frequenti. Parlava e scherzava con tutti, tranne che con me…

Federico si avvicinò a me e disse: “ Non è di Firenze, viene dal Veneto… ”

“ E allora ? ”, gli risposi…

< Le venete sono tutte troie! >

< Ahahahhah…. vedremo… >

Arrivarono gli antipasti ed io ne approfittai per osservarla con cura da vicino. Si si, era molto sensuale, si muoveva sicura e sinuosa tra i tavoli come se danzasse e poi… ancora quel perizoma di pizzo bianco che sbucava dai jeans troppo larghi era davvero un richiamo irresistibile per me…

Federico mi sorrise e appena ci portò i piatti colse l’occasione per presentarmela. “ Ma voi vi conoscete? ”

“ Veramente no ”… Cinguettò fissandomi intensamente.

< Piacere Andrea >

< Ciao, io sono Luna >

< Ciao Luna, che bel nome! Lo sai che a me piacciono molto le mani con lo smalto come il tuo? >

< Si? Carino vero? Si chiama Rosso… Rosso Disponibile… >

Per poco non mi andò di traverso il crostino! Audace la piccola e pure un po’ sfrontata! Era un “ si ”, sicuramente…

Osservai Luna tutta la serata, effettivamente sapeva il fatto suo. Ogni volta che si faceva preparare il conto da Luigi, portava la comanda alla cassa e aspettava con i gomiti appoggiati al tavolo in una perfetta posizione alla “ pecorina ”. I jeans si abbassavano leggermente ed ecco rispuntare fuori quel diabolico perizoma bianco, da strappare a morsi prima di tuffarmi completamente dentro di lei.

La cena proseguì in maniera molto divertente, i ragazzi erano euforici per il troppo vino, effettivamente anche io mi sentivo allegro… “ Allora Luna, possiamo diventare amici? ”

< Si certo!! Amico “diletto”! Ahahhahh >

Una vera “ rizza-cazzi ”… L’avrei accompagnata a casa e me la sarei scopata di brutto. Sorrisi al pensiero del dopocena inaspettato e continuai a godermi al serata con il resto del gruppo.

Si fece l’ora di chiusura e decidemmo tutti di proseguire la serata in discoteca, io invece volevo solo rimanere solo con lei. La vidi che stava prendendo la bicicletta: ora o mai più!

< Luna, te ne vai a casa? >

< Beh direi di si, sono quasi le 2 del mattino… Spero tu venga ancora a trovarmi qui in trattoria! >

“ Certo che verrò! Dici che ti posso accompagnare a casa? ”, azzardai sicuro di un suo si…

< Forse sarebbe meglio se ti riaccompagnassi io stasera! Grazie davvero, ma sono in bici e se la lascio qui stanotte, domani non la ritroverò più… >

Cazzo! Se la stava tirando! Mi stava dando il due di picche, roba da non credere…

< Quindi? Ci sentiamo? >

“ Certo!! Dai fammi andare ”, e così dicendo scivolò via spedita sulla sua bicicletta…

No, non esiste! La dovevo rintracciare! Entrai di corsa al ristorante e per fortuna Luigi era ancora li.

< Ciao Andrea vieni pure, hai dimenticato qualcosa? >

< Hei no, non ho dimenticato nulla solo…. bel tipetto quella Luna! >

< Eh si!! La conosco bene ormai, cameriera affidabile e ottima amica… >

< Senti mi piacerebbe conoscerla meglio, mi potresti dare il suo numero per favore? >

< Ahhhhh no!! Se non te lo ha dato lei, io non posso mi spiace… >

< Allora ti chiedo un ultima cortesia, le puoi lasciare il mio quando la vedi? >

< Si certo, come no! >

Scarabocchiai in fretta il numero e affianco il mio nome sul blocchetto delle comande. Ora avrebbe deciso lei…

Le avrei dato tempo tre giorni, ma ero sicuro che mi avrebbe chiamato prima…

“ Ciao Luigi e grazie per tutto, abbiamo passato come sempre una bella serata.. .”, presi la moto e raggiunsi di fretta i miei amici.

Strana creatura Luna: prima provoca e poi scappa, la cosa era molto intrigante… Sentii il mio sesso indurirsi sempre di più, l’avrei fatta mia in mille modi!

Capitolo 7 – SafeWord

SafeWord

Capitolo 7 – SafeWord

Mi sentivo addosso una strana inquietudine e come sospesa in una bolla avevo sete di sapere, voglia di sperimentare…

Da quando mi ero trasferita a Firenze avevo già avuto la possibilità di poter placare la mia curiosità in “ materia di sesso ”, ma Stefano aveva aperto completamente le porte nella parte più nascosta dentro di me, quella che non avrei mai immaginato di avere, quella perversa e lussuriosa.
Volevo essere dominata, guidata, plasmata da una mente più forte capace di piegare il mio orgoglio e la mia volontà.
Lui poteva essere la persona perfetta: glaciale e distaccato si era posto come essere superiore e io, quasi ipnotizzata, avevo assecondato le sue voglie.
La curiosità era molta, sognavo come poteva essere strano fare sesso con una persona così, se ci fosse stato sempre quel sottile dislivello di parti che mi eccitava e spaventava contemporaneamente, il fidarsi di una persona e superare il dolore fisico per tramutarlo in piacere. Ecco, quella si sarebbe stata una bella scommessa.
Il suono del cellulare mi distolse dai pensieri, presi distratta il telefono e risposi quasi annoiata:
< Sii? >
“ Luna? , era lui e mi si gelò il sangue.
< Vorrei riprendere il discorso dell’altra sera, ovviamente se la cosa ti interessa ancora… che mi dici? >
Il tono era suadente e risoluto come ricordavo, nessuna si sarebbe mai tirata indietro… nessuna, eccetto io.
Avevo paura, anzi ero terrorizzata, mi ero informata su internet riguardo alle pratiche tra “ dominatore/sottomessa ” e ne ero rimasta affascinata, ma molto molto impaurita.
“ I… iooo… , balbettai…
< Niente che tu non voglia, inizieremo per gradi, stabiliremo limiti e una safeword, non ti farò del male, non è quello il mio intento vedrai… >
Dopo un attimo di silenzio, imbarazzante, con il cuore che mi sfondava il petto dissi tutto d’un fiato:
“ Ok, proviamo…
< Bene, alle quindici casa mia, puntuale o il nostro primo incontro non sarà poi così piacevole… >

Suonai il campanello mentre la lancetta dell’orologio segnava, stranamente per le mie abitudini, le quindici in punto.
Spalancai il vecchio portone di legno d’ingresso e, a due gradini per volta, arrivai all’ultimo piano. La porta d’ingresso era accostata, la spinsi e con voce titubante dissi:
“ Heii!?! C’è qualcuno?
< Luna vieniii… >

L’ingresso era molto piccolo e poco illuminato. Davanti a me un lungo e stretto corridoio che portava al soggiorno, poi… lui, bello e dannato!
Indossava una maglia molto scollata di colore nero, le maniche arrotolate su fino all’ avambraccio e pantaloni grigi. I capelli ribelli erano tenuti insieme da bacchetta cinese, anche se sparse qua e la scendevano delle “deliziose” lunghe ciocche, quasi come ad incorniciarne il suo volto dai dolci lineamenti. Rimasi attonita a fissarlo per qualche secondo, quando fui svegliata da il suo largo e bianchissimo sorriso che lo precedette nel prendermi per mano.
Mi accarezzò una guancia. Sapeva essere così imprevedibile e disarmante, mi faceva impazzire ed io lo trovavo davvero sexy. Poi, mi alzò il mento e mi baciò.
La sua lingua impaziente esplorava la mia bocca, le sue mani scorrevano adesso decise su di me.
Mi lasciai andare, quel bacio energico e così sensuale mi stava ancora spiazzando, le mie ultime difese crollarono miseramente mentre sentivo l’eccitazione prendere il sopravvento.
< Sei la mia puttanella… >
“ Sii , sospirai flebilmente…
I sensi stavano schiacciando le emozioni: sgomberai la testa, volevo compiacerlo, volevo essere la migliore, la sua preferita.
Sprofondò sul vecchio divano mentre io rimasi in piedi davanti a lui aspettando un ordine, una qualsiasi parola o un suo gesto.
< In ginocchio cagna, la tua safeword sarà stop, la userai quando lo riterrai più opportuno ma, non abusarne. Io sarò dolce se tu sarai obbediente… capito? >
Annuii con la testa e mi misi in ginocchio di fronte a lui.
Un innaturale silenzio avvolgeva la stanza, potevo sentire il ticchettio del suo orologio e il mio cuore che seguiva i rintocchi.
Era veramente una strana situazione, buffo come durante i corsi all’ Università non avevamo mai scambiato una parola e adesso, ero addirittura il suo passatempo sessuale.
Nervosa passai la lingua sulle labbra, mi sentivo un po’ impacciata dentro il mio nuovo tubino nero.
L’avevo comperato per l’occasione, era bello! Me ne innamorai subito appena lo vidi in vetrina, aveva una lunga cerniera sul davanti che poteva essere completamente aperta all’occorrenza, chissà se ce ne fosse stata l’opportunità… ci speravo tanto…
La posizione non era delle più comode! Stavo immobile solo da pochi minuti ma sentivo già le ginocchia indolenzite… che cosa stava aspettando?
Lentamente si alzò, fece un giro intorno a me.
Potevo sentire benissimo il suo sguardo pesante addosso, come mi stesse valutando…
D’ un tratto le sue mani calde e forti incominciarono ad accarezzare il vestito da dietro.
Indugiarono parecchio sul culo, volevo muovermi, accompagnare il suo tocco con movimenti dolci, bramavo le sue dite in mezzo alle cosce e questa lunga attesa era veramente esasperante.
Scostò il perizoma, “ cazzo!, ero veramente eccitata pensai , la toccò leggermente prendendo un po’ di umori e con voce ferma mi disse:
< Hei… sei già fradicia lo sai? Brava, meriti un premio degno di quello che sei, ma te lo darò più tardi… >
Non potevo vedere Stefano, era dietro di me, ma potevo sentire distintamente che stava scartando qualcosa, ero curiosa e orgogliosa di me stessa, le ginocchia mi facevano male da impazzire e la schiena non stava messa meglio, ma resistevo per lui. In quel momento era l’unica cosa che volevo.
Una cosa dura e ruvida mi premette sul collo, stringeva ma non mi lamentai.
Pensai inizialmente fosse una collana… ma no! Era un collare di cuoio!
Ero diventata la sua cagna… una cagna in calore!
“ Manca solo una cosa e poi sarai perfetta! , il tono aveva cambiato colore, una punta di eccitazione scandiva le sue parole.
< Fammi vedere come sei addomesticata… lecca, lecca le scarpe! >
Era tutto così erotico, lui che ordinava ed io vestita sexy in ginocchio più eccitata che mai.
Senza pensarci due volte cominciai a leccare la punta delle scarpe, prima una e poi l’altra.
Non mi soffermai tanto sul sapore che avevano, ma su cosa rappresentavano: immaginavo fossero il suo membro duro e mi stavo bagnando sempre di più.
Una voglia pazzesca di essere abusata stava prendendo piede nella mia mente, come un piccolo tarlo e, quasi senza accorgemene, la mia mano scivolò verso il ventre scostando il tubino, ancora più giù fino ad incontrare il perizoma bagnato dall’eccitazione e appiccicato alle labbra…
Iniziai a toccarmi senza ritegno strusciando velocemente il clitoride ormai gonfio e pronunciato, infilando poi dita e mutande dentro di me. Smisi di leccare, alzai il viso e chiusi gli occhi, ansimando piacevolmente, sentii l’orgasmo avvicinarsi prepotentemente ma, un rumore sordo accompagnato da un forte dolore, mi portò bruscamente alla realtà.
< Chi ti ha detto di fermarti? Ti ho forse dato il permesso di masturbarti? Conta fino a venti, lo farò diventare viola quel delizioso culetto che ti ritrovi, scandisci bene i numeri e vediamo se la prossima volta ricorderai la lezione… >
Un mestolo! Aveva in mano un mestolo di legno…
Mordendomi il labbro inferiore fino a farlo quasi sanguinare, ricacciai indietro l’orgoglio inspirando profondamente e…
< Uno… >
Arrivò come una lama sibilando nell’aria, sentii il botto e poi un gran bruciore, cazzo se faceva male!
< Due … >
Sobbalzai e strinsi i denti…
< Tre … >
Avevo gli occhi pieni di lacrime, non volevo mollare, non era facile abituarsi al dolore ma ancor più difficile era l’effetto sorpresa di quando sarebbe arrivata la prossima mestolata.
< Quattro, cinque, sei… >
Rapidi si susseguirono i colpi, il bruciore era insopportabile, la frustrazione tanta… c’era sempre la safeword… ma no! Non l’avrei mai usata! Mai!
Colpo dopo colpo incassai senza fiatare, potevo sentire il sapore salato delle mie lacrime che mi rigavano il viso, non volevo pensare a nulla e desideravo solo finisse il più in fretta possibile.
< …E venti… >
Mi accoccolai in terra come un cucciolo spaurito, tremavo e mi sentivo confusa:
< Che cazzo stavo facendo? Nessuno mi aveva picchiata così, era davvero quello che volevo? Ma soprattutto Stefano era un sadico? >
Quasi intuendo i miei pensieri si avvicinò, mi scostò i capelli attaccati alla guancia e leccò le mie lacrime, teneramente… poi mi abbracciò forte e mi baciò. Finalmente mi sentii protetta.
Sospirai, avevo bisogno di lui e dei suoi baci, delle sue carezze e delle sue attenzioni.

Mi prese la mano ed insieme facemmo scendere piano la cerniera del tubino, fino ad aprire completamente il vestito, il mio corpo nudo fremeva dall’eccitazione ed era come se tutti i sensi fossero amplificati dall’idea di essere nuovamente accarezzata da lui. Mi toccò il seno prendendolo tutto a piene mani facendomi mugolare di piacere, poi passò ai capezzoli stuzzicandoli un po’ fino a farli indurire e lentamente, arrivammo alle cosce.
Iniziavo a rilassarmi nonostante il bruciore molto forte che ancora sentivo alle natiche e all’indolenzimento del corpo per essere stata tutto quel tempo in quella posizione di costrizione.

Dolcemente mi fece proseguire guidando la mano sul mio sesso, non potevo credere a quello che le mie dita stavano sentendo: ero bagnata all’inverosimile!
< Questo la dice lunga dolce Luna, sei una perfetta Slave, dovevi solo trovare qualcuno che te lo facesse capire… >
Mi fece infilare due dita dentro con inesorabile lentezza, godevo al mio tocco, era proprio calda e accogliente mentre, continuando a baciare ogni centimetro di pelle, sentivo i suoi pantaloni scivolare giù e una grossa erezione spingere verso di me.
Avevo il suo respiro addosso, potevo intravedergli il volto che era così sexy con gli occhi socchiusi e la bocca con gli angoli leggermente incurvati verso l’alto in un timido sorriso…
Mi penetrò dolcemente, piano piano, con movimenti profondi e passionali.
Le mie labbra avvolgevano il suo membro gonfio di piacere, forse era solo una mia impressione ma… sembrava stessimo facendo l’amore.
Mi sentivo sempre più bagnata, lo volevo tutto fino in fondo, volevo mi riempisse, volevo venire con lui.
Mi fece girare e si mise sopra tenendomi ferma la testa per i capelli, guardandomi fisso e poi, riprese a penetrarmi con decisione, sempre più forte…

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Capitolo 6 – Giochi Bagnati

Giochi BagnatiCapitolo 6 – Giochi Bagnati

Valentina sarebbe venuta da me a cena, era un po’ di tempo che non trascorrevamo una serata solo tra donne, mi mancava molto…
Avevamo deciso ad inizio anno di vederci ogni giovedì sera a casa dell’una o dell’altra, solo io e lei, per scambiarci confidenze e spettegolare di tutto e tutti, ma ultimamente causa i reciproci impegni questo non era più accaduto.
Ci piaceva ordinare le pizze e bere birre ghiacciate mentre, sigaretta dopo sigaretta ci finivamo di risate, ricordi, consigli e aneddoti.
L’appuntamento era alle otto in punto e le pizze sarebbero arrivate presto…
Feci una doccia veloce e lasciai che i capelli si asciugassero all’aria, mentre sistemavo incenso profumato e televisione di sottofondo.
Controllai le birre in frigo. Nell’imbarazzo della scelta al supermercato, avevo preso diversi tipi, forse un po’ troppe per la verità, ma visto il caldo era meglio averne una bella scorta!
Mi infilai un perizoma nero trasparente ed una tuta a vita bassa, niente reggiseno e una maglietta scollata a cui avevo tagliato disastrosamente il collo qualche giorno prima, cercando di imparare come si facesse in un tutorial visto su “ YouTube! ”
Amavo camminare scalza per l’appartamento, mi dava un senso di liberazione e poi avevo appena finito di mettermi lo smalto fucsia…quando sentii la porta aprirsi, Vale aveva una copia di chiavi e io delle sue, ce le eravamo scambiate per le emergenze:
” Lu! Dammi una mano, sono arrivate anche le pizze!!! ”
< Arrivo! >
Un profumino fragrante invase l’ingresso di casa, aiutai Valentina ad entrare e feci strada verso camera mia.
Avevo sistemato due grossi cuscini sopra il tappeto ai piedi del letto, ci piaceva sederci lì in terra, a due metri dalla televisione a mangiare sul tappeto come se fossimo ad un picnic.
” Muoio di fame! Vale apri i cartoni delle pizze che io prendo birre, posate e tovaglioli!! Allora Vale? quanto mi sei mancata… Ho tremila cose da raccontarti, ma ti prego inizia prima tu! “, dissi sedendomi in terra mentre addentavo un grosso trancio di pizza al salamino piccante.
< Mhhhh… Lu, come sempre mi sono messa nei pasticci… mi sto divertendo con David, ricordi? Quello dell’ Erasmus?, ma sto uscendo anche con Riccardo, l’amico del bel tenebroso che ti stuzzica tanto! E ti dirò di più! Non immagineresti mai e poi mai, cosa ho scoperto: Stefano – alias “ il bel tenebroso ”, abita nel palazzo di fronte al tuo… e non te ne sei mai accorta!! Ahhhahh! >
Sgranai di colpo gli occhi e per poco non mi andò di traverso il salamino! Cioè, Stefano abitava di fronte a me? Pazzesco!
Bevvi una lunga sorsata di birra e mi ricomposi: ” Ma dici davvero? E tu come fai ad esserne così sicura scusa? Chi te lo ha detto? ”
< Luuu!! Ci sono andata a letto con Riccardo, e abitano insieme! >
< Cazzo!! Dai chiama Riccardo e li facciamo venire qui! >
< Già fatto cara! Ma sono fuori a cena fino a tardi… io non ho insistito, non ti avevo detto niente… >
Strinsi le spalle cercando di non far trapelare la mia delusione, dopotutto ci sarebbero state altre occasioni.
Brindammo a questa nuova scoperta e divorammo in un baleno le pizze.
Vale era la mia migliore amica e come me amava ritrovarsi sempre nei guai, quando ci vedevamo avevamo sempre un sacco di cose buffe da raccontarci.
Le birre si stavano facendo “sentire” e avevamo fumato davvero troppo: l’aria in camera era satura e sembrava di nuotare nella nebbia! Decisi di aprire le finestre anche se in realtà fuori non si sentiva un filo di vento e guardando in basso le persone camminare per la strada, mi venne in mente di fare degli scherzi.
Ridacchiando dissi: ” Ma se facessimo dei gavettoni? “, i giochi bagnati mi erano sempre piaciuti…
< Hahahahahh !! Un’idea fantastica Lu, saranno dieci anni che non li faccio! >

Barcollando, senza smettere di ridere, andammo verso la cucina per riempire le bottiglie di birra vuote con l’acqua, che per l’occasione era anche calda.
Ci avviammo nuovamente in camera e, mentre Valentina si appostava al davanzale della finestra aperta con le bottiglie colme di acqua, io spensi le luci ed accesi qualche candela qua e la…

< Uno, due, tre…vaiiiiiii!!! >
” Ufff, questi li abbiamo mancati!! L’acqua la dobbiamo tirare prima che passano!! “, mi disse Valentina…
Così appena scorgemmo un gruppetto formato da quattro ragazzi, rovesciammo nuovamente tutta l’acqua della bottiglia rimasta.
Li prendemmo in pieno… e con mia grande sorpresa uno dei quattro era Stefano che stava rientrando a casa con gli amici.
Imbarazzatissima balbettai qualche scusa di circostanza dalla finestra e li invitai a salire in casa per farci perdonare.
Con il cuore in gola andai ad aprire la porta, mi sentivo le mani sudate e vampate di calore si stavano impadronendo del mio corpo.
” Lu! Così la smetterai di collassarti con queste canne! Hihihi fai ridere! Questa, è la tua occasione “, mi disse facendomi l’occhiolino e stampandomi un bacio a fior di labbra.
Beh Valentina non era nuova a questo genere di esternazioni, anzi ci divertivamo parecchio a farlo pure in pubblico per fare eccitare i maschietti.
Decidemmo quindi di giocare su questa cosa.
I ragazzi si accomodarono in camera mia, erano tutti nostri compagni di Università: Lorenzo il metallaro, Andrea ” l’artistoide “, Riccardo e… Stefano.
Lo stavo letteralmente mangiando con gli occhi, come al solito era vestito completamente di nero, jeans e camicia con due bottoni aperti sul torace liscio e candido, capelli ricci, vaporosi e neri come la pece che scendevano come rami di edera fino a metà schiena.. e quello sguardo intenso, sfacciato, sembrava quasi mi provocasse.
” Sei bagnato? ” Chiesi subito dopo i convenevoli…
< Un po’… posso togliermi la camicia? Almeno vediamo se si asciuga… >
Sbottonò ad uno ad uno i bottoni e togliendo la camicia rimasi sorpresa nel vedere il suo torace così glabro: un grosso tatuaggio decorava la parte appena sopra l’ombelico con uno strano simbolo che avevo visto solamente negli ospedali e un piercing lungo e appuntito trapassava il suo capezzolo sinistro.
Mi morsi le labbra, cazzo quanto mi eccitava… avrei voluto leccarlo e baciarlo, scoprire lentamente ogni centimetro del suo corpo. Era così diverso dagli uomini che finora avevo frequentato, aveva il fisico asciutto di un ragazzino, ma il volto e lo sguardo erano quelli di un uomo deciso, potente e dannatamente sexy.
Si avvicinò e prendendomi la canna dalle mani fece un tiro inspirando profondamente, con delicatezza mi alzò il mento e poggiando la sua bocca alla mia, fece passare il fumo dentro di me, ne rimasi estasiata… questa era stata una mossa molto furba.
Potevo percepire ancora il tocco morbido delle sue labbra lisce e sentivo la mia eccitazione crescere sempre di più, il mio tanga era umido, le mie labbra erano schiuse e si stavano gonfiando… volevo sentire la sua bocca lì, inondarlo del mio piacere, invece Stefano stava di fronte a me come chi, con lo sguardo tra il curioso e il beffardo, aspetta una reazione.
Non dissi nulla, ma lo guardai a lungo, lasciando tutti in camera a bere e a fumare sgattaiolai in cucina con la scusa di prendere ancora birre.
Aprii il frigo e tirai fuori altre tre bottiglie ghiacciate, ne stappai una e bevvi un lungo sorso, ogni volta mi sorprendevo di quanto fosse buona la birra: fresca , frizzante, con quel retrogusto amarognolo. Appoggiai la bottiglia sulla guance e la feci scorrere lungo il collo… faceva caldo e la bottiglia era veramente rinfrescante.
Sentii la voce di Stefano dire agli altri che mi avrebbe raggiunta per aiutarmi e passi felpati provenienti dal corridoio, mi stavano avvisando che sarebbe stato li con me a momenti.
Entrò a torso nudo, i capelli erano malamente legati e con quell’aria da “ mascalzone ” si mise di fronte a me prendendomi la bottiglia di mano.
Indugiando sul mio corpo mi ordinò dolcemente: ” Ora facciamo un giochino più serio… ”
Annuii meravigliata dalla proposta… Che cosa avrebbe avuto intenzione di fare??
Mi spogliò con gli occhi e poi lentamente il suo dito iniziò a percorrere i lineamenti del mio viso, del mio collo, fino ad arrivare alla clavicola… bastò un piccolo tocco e la maglietta tagliata mi lasciò scoperta la spalla e una parte di seno.
Il dito continuò come una matita a disegnare su di me, arrivando fino al capezzolo eccitato. Lo pizzicò dolcemente, era bravo, sapeva come far eccitare una donna.
Mi sentii ad un tratto vulnerabile e sotto il suo controllo non osavo fiatare… la mia fichetta stava urlando di piacere!
Abbassò completamente la maglietta e con il collo della bottiglia riprese da dove il suo dito aveva incominciato.
Era fottutamente piacevole, il tocco ghiacciato del vetro mi faceva sussultare e tremare di piacere.
Mentre Stefano iniziò a baciarmi il collo, quasi magicamente i pantaloni della tuta scivolarono indisturbati a terra.
Dalla camera si sentivano risate a crepapelle e musica di sottofondo, mi tranquillizzai, Valentina era veramente una buonissima amica, le avrei reso il favore al più presto.
Ora la bottiglia era risalita verso il mio viso, porsi le labbra ma lui mi aprì la bocca completamente e fece scivolare dentro la birra fresca, non riuscivo a deglutire era troppa e cominciò a scendere bagnandomi tutta.
Bruciavo dalla voglia di sentirgli il membro, lo immaginavo enorme e duro che premeva forte contro i jeans, timidamente la mia mano gli accarezzò il torace ma, quando arrivò alla cintura una presa forte come una morsa le bloccò dietro la mia schiena.
< Ti ho detto forse che potevi toccarmi? Non mi pare… ancora non hai capito ma imparerai in fretta, ci sei portata… >
Continuavo a non afferrare bene cosa volesse dire, ma la voglia di godere era ormai veramente troppa… mi abbandonai lui… totalmente.
Appoggiò la bottiglia semivuota sopra ad un ripiano, si mise di fronte a me, mi sollevò fino a farmi sedere sul piano della cucina, mi spalancò le gambe e scostò il perizoma ormai impregnato di birra e umori. Il mio sesso era completamente in bella vista, gonfio, eccitato e liscio voleva solo essere posseduto selvaggiamente, ma Stefano, con mia grande sorpresa non si spogliò.
” E’ bellissima… “, disse limitandosi a sorridere ed a guardarmi…

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Capitolo 5 – Gelato al Fellatio

Gelato al FellatioCapitolo 5 – Gelato al Fellatio

Finalmente stavano finendo i corsi all’Università.

L’aria afosa e l’umidità estiva di Firenze mi facevano sentire stanca e spossata: quanto avrei voluto qualcosa di fresco, ma avevo ancora un ora intera di lezione e non sapevo davvero come passare il tempo.

Con la coda dell’occhio vidi Valentina sbuffare e scuotere la testolina sconsolata… evidentemente la lezione pesava anche a lei… mi rincuorai. Dopo gli ultimi avvenimenti accaduti avevo lasciato un po’ da parte lo studio e ora faticavo molto a recuperare.

Smisi di scarabocchiare convulsamente il blocco degli appunti, ormai non avevo seguito nulla di quel che stava dicendo il Prof, quindi tanto valeva continuare a pensare a cosa avrei potuto fare una volta terminata la lezione.

Valentina usciva con la sua nuova fiamma: un biondino “ slavato ” dell’ Erasmus, conosciuto circa due giorni prima in biblioteca…

E io? La sera non avrei lavoravo al ristorante, sarei potuta tornare a casa con calma magari a piedi fino alla stazione, così avrei dato un occhiata ai negozi del centro e poi avrei preso l’autobus. Fantasticavo già una mega doccia fresca e una bibita ghiacciata, mentre distesa sul letto guardavo MTV .

Avevo casa libera da una settimana: Petra e Sara, le mie due coinquiline, erano tornate nelle loro rispettive città per le vacanze estive e io finalmente mi godevo in santa pace l’appartamento.

Ripensai un po’ a tutto quello che mi stava succedendo… sorrisi tra me e me, avevo diciannove anni dopotutto, potevo divertirmi senza rimorsi.

Con Luca infatti avevamo stabilito di essere una “ coppia non coppia ”, quindi potevamo frequentare liberamente chi meglio credevamo.

Inizialmente rimasi perplessa da questa sua proposta, pensavo invece mi dicesse la classica frase:

“ Vuoi stare con me? ”, ma evidentemente mi conosceva meglio di quanto credessi e, dopo un’accesa discussione, avevo finito per accettare la cosa, inoltre non mi sarei sentita più in colpa per la leggerezza con i gemelli anzi, ed avrei potuto sperimentare liberamente tutte le mie più perverse curiosità in materia di sesso.

< Luna svegliaaa!! La lezione è terminata!! >

Ridacchiò Vale vedendomi così assorta…

“ Hahahh! Giusto… si notava tanto che mi stavo facendo i cazzi miei? ”, le risposi…

< Un pochino, ma solo un po’! Questa settimana passiamo da Irene e ci facciamo prestare gli appunti della lezione, non ti preoccupare!! Io devo scappare Lu, ho un aperitivo con la new entry… domani ti chiamo! Pensami! >

Mi schioccò un sonoro bacio sulla guancia e raccimolando velocemente tutte le sue cose sparse sul banco uscì dall’aula.

Mi alzai pigramente, dovevo essere un disastro oggi con la coda sbarazzina, canottiera, jeans più grandi di due taglie e infradito colorate. Altro che “ femme fatale ”, ma nonostante l’abbigliamento molto easy, mi era giunta all’orecchio la notizia di interessare a Stefano, un mio compagno di corso.

Era qualche mese che ci stavamo studiando effettivamente, ma ancora nessuno aveva fatto la prima mossa.

Stefano era un bel ragazzo: alto, magro con una cascata di capelli castano scuro, ricci, lunghi fino a metà schiena. Lo sguardo intenso e penetrante di quelli che ti fanno rimanere senza parole.

M’incuriosiva e parecchio. Vestiva di nero e sembrava sempre imbronciato, ma era brillante, un pozzo infinito di cultura, il migliore del corso.

Giravano voci che frequentasse dei posti strani, tipo club fetish e che si divertisse ad avere delle ragazze che lo assecondavano in tutto. Io però lo vedevo sempre da solo e con gli auricolari ben piantati nelle orecchie.

Ogni tanto lo sorprendevo a fissarmi insistentemente durante la lezione e la cosa mi faceva molto piacere, dato che aveva uno “stuolo abbondante” di ammiratrici e, anche se non riuscivo mai sostenere il suo sguardo a lungo, sapevo che sarebbe stata la mia prossima preda… o forse sarei stata io la sua?

Accennai a un leggero sorriso, mentre gli passavo di fianco sculettando un pochino per attirare la sua attenzione!

Si, era un gran bel ragazzo, avrei dovuto darmi da fare… ma da domani, oggi la serata era tutta per me stessa!

Uscii dal grande cancello principale che dava direttamente sulla strada. L’aria era pesante e io mi sentivo veramente stanca… al diavolo i negozi!

Mi sarei coccolata con un mega cono gelato e poi avrei preso l’autobus per arrivare a casa più velocemente.

Feci mente locale su dove avrei potuto trovare la gelateria più vicina alla fermata del bus e mi affrettai a raggiungerla già con l’ acquolina in bocca.

< Desidera? >

< Un cono gigante melone e yogurt, grazie! >

Come una bimba che riceve il suo regalo di compleanno, feci un enorme sorriso quando la ragazza mi porse l’invitante mega gelato. Si, sono golosa. Adoro il cibo quanto il sesso, secondo me sono due cose molto simili, nutrono e appagano il fisico e l’anima.

Stancamente mi sedetti sul marciapiede: i miei piedini ringraziavano, non era stata una buona idea quella di indossare le infradito rasoterra, anzi era stata pessima, avevo anche messo lo smalto celeste la sera prima dopo averli massaggiati accuratamente con una crema idratante, tutto tempo sprecato…

Mentalmente facevo queste considerazioni quando ad un tratto notai un signore molto distinto dall’altro lato della strada.

Alto, slanciato, vestiva con un completo di lino blu, i pantaloni gli scendevano morbidi lungo i fianchi, mentre la camicia bianca, leggermente sbottonata, faceva intravedere un petto liscio e tonico, le maniche sapientemente arrotolate gli conferivano un aria da uomo d’affari in vacanza.

Un braccio era lungo il fianco, mentre l’altro piegato verso la spalla e con la mano teneva stretta la giacca del completo che poggiava sulla schiena, avrà avuto circa quarant’anni.

Il suo viso era curato ed abbronzato, i capelli castani corti e ben tagliati venivano tenuti indietro da un paio di occhiali da sole di marca, ma la cosa che più mi sorprese era la sfacciataggine con cui continuava imperterrito a guardarmi leccare il mio gelato… senza ritegno mi squadrava dall’alto al basso, ma osservava soprattutto i miei piedi…

Arrossii imbarazzata, non dovevano essere una bella visione i miei piedi infilati nelle infradito di gomma!

“ Che vergogna ”, pensai tra me, girandomi d’istinto dalla parte opposta alla sua e concentrandomi meglio sul gelato che nel frattempo, complice il caldo, si stava sciogliendo rovinosamente sul cono di cialda.

“ Merda! , mormorai a voce bassa osservando inerme il melone e lo yogurt che mi stavano imbrattando le mani senza pietà. Aprii le labbra e tirai fuori velocemente la lingua cercando di leccare il più possibile per evitare ulteriori danni.

Socchiusi gli occhi… era proprio buono e anche se si stava sciogliendo, cercavo di assaporarlo più che potevo, la mia lingua scorreva sulla lunghezza del cono fino ad arrivare alla cima, un brivido mi percorse lungo la schiena, era freddo ma molto, molto piacevole.

Sentii dei rumori provenire dalla strada, istintivamente aprii chi occhi e con mia grande sorpresa vidi il signore di prima, si era fermato quasi di fianco a me.

Il suo sguardo era fisso, non traspariva nessuna emozione, solo sembrava di scorgere un leggero rigonfiamento in mezzo alla gambe.

Pensai di essere impazzita e, continuando ad osservarlo, continuai di gusto a leccare e succhiare.

La sua mano era entrata lentamente nella tasca dei pantaloni e impercettibilmente vedevo le dita muoversi.

“ Non è possibile! Che porco! ”, pensai tra lo stizzito e il divertito, la cosa era veramente surreale! Non sapevo cosa fare, era la prima volta che mi trovavo in questo genere di situazioni, pensavo potessero accadere solo nei film, la mia indole “ monella ” però prese il sopravvento e così decisi di giocare anche io pesante.

Feci un bel sorriso e lo guardai dritto in faccia, mentre con fare malizioso ritirai fuori la lingua che con piccoli tocchi incominciava a giocare con quel che rimaneva del gelato.

Inclinai la testa di lato e lo presi tutto in bocca succhiandolo piano, come se fosse la punta del suo membro, la mia lingua disegnava sulla superficie piccoli cerchi, per poi leccare avidamente il cono come se fosse la sua asta dura.

Vedevo la sua mano muoversi ritmicamente all’interno della tasca, e una grossa erezione tendeva il tessuto leggero dei pantaloni.

Aveva iniziato indisturbato a masturbarsi.

La cosa mi piaceva e mi eccitava contemporaneamente, volevo farlo godere… fino in fondo.

Continuai a leccare e succhiare simulando un perfetto fellatio, lasciavo appositamente che il gelato si sciogliesse per farlo scorrere lungo il cono fino ad imbrattarmi le mani.

Piccole gocce cadevano sui miei piedini e mugolando, chiusi gli occhi mentre con la mano iniziai ad accarezzarli, spalmando sensualmente il gelato sciolto.

La sua mascella era serrata, i suoi occhi bruciavano di desiderio e senza smettere con tono strozzato mi disse: “ Secondo te, viene… l’autobus? ”

“ Certo che viene! ”, risposi con voce roca e suadente…

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Capitolo 4 – Scambio Perverso

 Scambio PerversoCapitolo 4 – Scambio Perverso

Mi svegliai ancora frastornata dalla serata al ristorante.. Serata intensa non c’è che dire, ma ero comunque svuotata e giù di morale, dopotutto mi ero divertita da pazzi anche se ora ero imbarazzata con Francesco e Luigi, i miei futuri datori di lavoro.

Ci eravamo conosciuti la sera stessa ed ero finita con il membro in bocca di uno, mentre l’altro voglioso si toccava guardandoci di nascosto. Poi c’era Luca, il ragazzo che da poco stavo frequentando, mi sentivo in colpa nei suoi confronti, il fatto che ci stavamo conoscendo non era di sicuro una scusante per quello che avevo combinato la sera prima.

Decisi così di telefonare a Francesco per poter chiarire la situazione, visto che di li a breve avrei iniziato a lavorare da lui.

Avessi ascoltato i consigli di Valentina… Pazienza, quel che è fatto è fatto! L’ importante era chiarire il prima possibile.

Presi il cellulare e scrissi l’ sms:

” Ho bisogno di vederti… per parlare! “

Inviai il messaggio senza aspettare una risposta. Accesi lo stereo a tutto volume, il cd dei Subsonica era quello che ci voleva in questi momenti… e mi gettai sotto la doccia.

Che situazione, pensai, mentre l’acqua avvolgeva me ed i miei pensieri: era solo per piacere, sono cotta di Luca, non mi può interessare Francesco e neanche Luigi!

Eppure, continuavo a pensare ai baci, alle carezze, al suo membro duro e allo sguardo lussurioso.

Mal volentieri uscii dal bagno con l’ asciugamano addosso ed i capelli fradici che gocciolavano lungo la schiena.

“ Tutti i Miei Sbagli ” stava terminando, quando all’improvviso sentii squillare il telefonino.

Sul display lampeggiava con insistenza il numero del ristorante… il cuore accelerò.

< Si, pronto? >

< Hei… ho letto il tuo messaggio, tra 10 minuti sono sotto casa tua… aprimi! >

Mi sentii morire… alla rifusa presi un paio di leggins colorati e una maglietta a caso, mi tamponai i capelli e mi apprestai a mettere una parvenza d’ordine nella camera disordinata.

Il campanello suonò! Cavolo è già qui pensai…

< Permesso! Lu, ci sei? >

Francesco era lì, all’ingresso, con quello sguardo furbo che mi penetrava l’anima.

I jeans scoloriti e una magliettina bianca gli conferivano un aspetto dannatamente sexy. I capelli corvini e ricci erano pettinati in avanti e quel sorriso bellissimo e contagioso, mi metteva una leggera agitazione.

< Si eccomi, vieni, andiamo in camera mia almeno stiamo tranquilli… >

Lentamente lo condussi in camera, sapendo che mi stava osservando di sottecchi… nella fretta mi ero dimenticata di mettermi l’ intimo e i leggings certo non aiutavano a nascondere le forme anzi… mi sentii avvampare le guance ma feci finta di nulla.

Pazzesco come quell’uomo mi mettesse soggezione e ansia, ansia che piano piano si trasformava in voglia…

Era pura attrazione, era chimica… era Sesso.

Chiusi piano la porta di legno alle mie spalle, mentre curioso lui si guardava attorno.

” Carino qui, è molto che ci stai? “, disse…

< Non molto, qualche mese… >

” Ha l’essenza di te… “, disse avvicinandosi pericolosamente.

< Francesco, noi due dobbiamo parlare di quello che è successo… >

< Noi? Tu mi devi parlare… io non ho niente da dire se non che mi è piaciuto moltissimo. Tu mi piaci moltissimo! >

Ecco… ora ero davvero nei guai!

Mi guardava divertito osservando il mio imbarazzo crescere a dismisura… mi accarezzò la guancia dicendo:

” Dolce Luna, non possiamo divertirci e basta? “

Feci per controbattere, ma lui mi zittì con un bacio casto a fior di labbra.

< Il tuo corpo parla per te, non puoi farci niente, è solo sesso, solo puro piacere… >

Deglutii a fatica, avevo caldo e il fiato prese a farsi corto mentre il cuore mi sfondava il petto.

” Solo sesso ” ripetei, quasi fino a convincere me stessa mordendomi il labbro ma, senza farmi finire la frase, riprese a baciarmi dolcemente, quasi a tranquillizzarmi, per poi arrivare fino all’orecchio mordicchiandomi e succhiandomi il lobo.

” Lo so che lo vuoi, ho visto il tuo sguardo e conosco il corpo femminile ” , disse prendendomi la mano e infilandola nei miei leggins…

” Dimmi come è, fradicia vero? “, aggiunse…

” Si “, sussurrai…

Mi prese e mi portò sul letto. Senza mai staccarmi gli occhi di dosso iniziò lentamente a spogliarmi. Un sorriso divertito gli dipinse il viso quando vide, togliendomi i leggins, che ero senza intimo… Mi allargò le gambe e iniziò a risalirle piano piano leccandomi le cosce e poi soffiandoci sopra. Fremevo, il suo tocco leggero mi inebriava i sensi e volevo a tutti i costi che affondasse la sua bocca nella mia fichetta gonfia e liscia.

Allungai le braccia e quando le mie mani trovarono i suoi capelli, mi aggrappai con forza ansimando. Era una tortura, sentivo l’orgasmo salire sempre di più… se me l’avesse toccata, sarei esplosa di piacere.

< Non ancora Luna… siamo solo all’inizio… >

Strinsi i denti cercando di pensare a qualcos’altro, mai suoi tocchi sensuali mi stavano annebbiando la mente. Aprii gli occhi e vidi che si stava spogliando, tirò via la cintura , poi sbottonandosi i jeans tirò fuori dalla patta il suo cazzo.

Era grande, durissimo, gonfio e mentre continuava a guardarmi, se lo stava accarezzando .

” Scopami “, gli dissi.

Il suo sorriso malizioso mi fece capire che aveva tutta l’intenzione di farlo, prese il preservativo dalla tasca dei pantaloni, lo sfilò dalla confezione e se lo mise velocemente.

Mi sentii avvampare, avevo una voglia matta di succhiarglielo e il fatto che si fosse messo il preservativo mi faceva sentire veramente una gran puttana.

Mi alzai dal letto e camminando a carponi andai dritto verso di lui.

Ero all’altezza della sua asta tesa e dura, chiusi gli occhi e leccandomi le labbra aprii la bocca quasi a pregarlo di darmelo un po’.

In un attimo mi riempì la bocca bruscamente, lo sentivo tutto dentro, caldo e pulsante e il sapore della gomma mi stava facendo bagnare terribilmente.

Con prepotenza iniziò a muoversi sempre con più foga, tenendomi ben salda la testa tra le sue mani. Ero bloccata e lui si stava scopando la mia bocca. I miei mugolii erano smorzati dai suoi affondi decisi e rudi, la saliva iniziava a scendere sul mento e i miei occhi si stavano riempiendo di lacrime.

Adoravo essere presa così: posseduta, senza possibilità di scelta.

Allentando la presa si scostò e mi mise sul letto: ” Brava cagnetta, ti sei meritata un bel premio! “

Incollando la sua bocca alla mia, affondò il suo membro dentro di me.

Era piacere allo stato puro.

Mi scopò forte, fortissimo, in maniera quasi animalesca, arrabbiata, fino a non farmi respirare.

Il suo cazzo era duro come l’acciaio, sentivo le sue palle gonfie sbattermi addosso in maniera ritmica: sempre più velocemente, sempre più devastante!

Le sue mani grandi mi stringevano i seni eccitati e sensibili, tirandomi e pizzicandomi i capezzoli turgidi.

Era un a sensazione fortissima, non avevo tregua, mi aggrappai a lui graffiandogli la schiena ansimando, i nostri corpi erano una cosa sola, lussuriosi, bramavano il piacere.

Sentivo la mia fighetta tendersi, vibrare mentre l’orgasmo saliva velocemente.

” Cazzo! Francesco sto venendo… “, dissi muovendo il bacino più velocemente mentre il piacere mi stava inebriando, esplodendo forte e intenso più che mai dentro di me.

< Vieni piccola troia, vieni… >

Urlai di piacere tremando, il mio sesso ancora bagnando continuava a pulsare.

Francesco si tolse il preservativo e imprecando venne.

Grossi fiotti caldi mi invasero il viso, i seni e la pancia, mentre lui soddisfatto mi porse il membro ancora gocciolante: ” E ora puliscilo bene, come sai fare tu! “

La mia bocca si aprì per accoglierlo, lo leccavo con bramosia degustando felice ogni singola dolce calda goccia, mentre mi accarezzava amorevolmente la testa.

Mi guardò per un istante e scoppiò a ridere: ” Quindi, dolce Luna, dovremmo smettere di divertirci? “

< Non lo so… no! ma sarà il nostro piccolo segreto ok? Promettimelo! >

” Ok “, rispose.

Mi stampò un rapido bacio sulla fronte e così come era arrivato se ne andò.

Mi rannicchiai sul letto ancora emozionata e sazia di piacere, quando il cellulare mi avvisò l’arrivo di un messaggio.

Mi sorpresi di vedere sul display il nome di Luigi, ma rimasi veramente scioccata quando lessi:

” La sega vedendoti godere al ristorante è stata bellissima, ma scoparti poco fa, è stata la perfezione. Luigi… “

 

Capitolo 3 – Il Gusto del Sesso e del Cibo

Il Gusto del Sesso e del Cibo

Capitolo 3 – Il Gusto del Sesso e del Cibo

Stasera ero di turno in trattoria. Mi piaceva lavorarci perchè mi sentivo come fossi a casa e, essendo l’unica cameriera di sesso femminile, ero anche un po’ viziata, coccolata e protetta.

Da quando mi ero trasferita a Firenze, avevo cercato un lavoretto che mi permettesse di togliermi qualche sfizio per non gravare ulteriormente sulla mia famiglia che stava mantenendomi gli studi. Valentina, una mia compagna di corso dell’Università, mi parlò di un ristorantino pittoresco a conduzione familiare in pieno centro, vicino a casa, che ogni tanto la chiamava come cameriera la sera durante il fine settimana. La paga era buona e le serate erano molto divertenti, soprattutto per la presenza dei due figli gemelli del titolare che ravvivano l’atmosfera con serate a tema musicale, essendo entrambi musicisti.

Valentina li conosceva già da tempo perchè avevano frequentato lo stesso liceo. Li descrisse come due fratelli uniti da molteplici passioni, prime tra tutte le donne e il buon sesso. Mi mise in guardia, raccomandandomi di non cascare tra le loro braccia come era successo precedentemente a lei: sesso e lavoro non andavano molto d’accordo.

< Beh Vale, a me invece non sembra affatto una cattiva idea, anzi!! Io non sono mai stata con due gemelli, potrebbe essere invece molto stimolante!! >

< Mah non lo so, sono parecchio gelosi delle proprie donne e inoltre hanno i gusti praticamente uguali e fanno tutto insieme… >

L’occasione di presentarmeli arrivò inaspettata una sera, quando Valentina mi chiamò al cellulare:

” Hei!! Stasera sono in trattoria, perchè non passi a prendermi dopo le 23? Ho parlato ai gemelli molto bene di te e avrebbero intenzione di farti lavorare,  mi raccomando sii puntuale, no come al tuo solito!!! ”

< Vale! Grazie!!! Come farei senza di te?!? >

Avevo quasi un ora di tempo e considerando che il ristorante era a cinque minuti da casa potevo anche prendermela con calma, ma decisi di prepararmi subito per non fare brutta figura con Valentina, la puntualità fatta persona!

Era un colloquio di lavoro informale, ma pur sempre di lavoro si trattava, scartai la minigonna di jeans e optai per un paio di pantaloni neri aderenti ed elasticizzati, che mettevano in risalto il mio culetto tondo, sandalini  bassi con cinturino alla caviglia e una camicetta sbottonata che faceva intravedere il reggiseno di pizzo nero. Si, informale e sobria, ma estremamente donna. Una spruzzata del mio profumo preferito sui polsi, dietro le orecchie e nell’incavo del collo e un bel paio di orecchini a cerchio… niente male, non ero davvero niente male!

Il mio pensiero in quel momento andò a Luca, che era sempre così indaffarato e ultimamente mi lasciava parecchio sola, mi mancava l’essere posseduta da lui, ma ormai avevo fatto l’abitudine al suo esserci ad intermittenza.

< Al diavolo! Stasera mi diverto, peggio per lui! >

Uscii con calma da casa, il cielo era torbido, chiamava pioggia e l’aria frizzantina mi fece indurire i capezzoli:

” Accidenti a me che non ho messo il reggiseno imbottito “, pensai guardando quelle due puntine che come chiodini, premevano contro la mia camicetta leggera, pregai ritornassero al loro posto anche se in realtà le trovavo piuttosto sexy.

Arrivai presto davanti al ristorante. Non era molto grande ma aveva una bella vetrata che fungeva anche da porta d’ingresso. Era un unico stanzone, circa trenta posti a sedere, tavolini piccoli di legno scuro e marmo, piastrelle di cotto in terra e una bellissima volta a botte, faceva da soffitto. Al centro si stagliava un grandissimo lampadario di ferro battuto e delle candele in ogni tavolo davano l’idea di un’ atmosfera raccolta e intima. Il locale era ancora pieno di gente e Valentina, come una trottola si stava dando un gran daffare tra i tavoli.

Mi accesi una canna nell’attesa e aspettai fuori. Aspirai forte e assaporai quell’erba buonissima che mi aveva regalato qualche giorno prima Luca, lo sballo era leggero, ma mi aiutava a rilassare i nervi un po’ tesi per la serata… Finalmente Valentina uscì trafelata con un enorme bicchiere traboccante di vino rosso: ” Lu! Bevi, è Chianti!! E fammi fare un tiro… tra cinque minuti sono da te!! ”

< Tranquilla tanto non vado da nessuna parte! >

” Comunque hai fatto colpo su Francesco!! Io lo sapevo “, disse strizzandomi l’occhio prima di rientrare in sala. Guardai incuriosita all’interno del locale, doveva essere Luigi quello in sala, perchè Francesco sapevo faceva il cuoco… Così simili fisicamente ed opposti caratterialmente, avevano circa dieci anni più di me. Non erano bellissimi, ma dei “ tipi ”.

Avevano un fascino ruvido, direi quasi diabolico… Alti, corporatura possente, capelli ebano riccio e sopracciglia importanti che incorniciavano degli occhi profondi e scuri come il carbone. Le  loro mani erano molto belle e ben curate: grandi con dita lunghe e unghie perfettamente squadrate, sembravano perfette per dare dei sonori sculaccioni. Si distinguevano solamente dal fatto che Luigi portava gli occhiali, mentre Francesco no.

Valentina mi fece cenno di entrare proprio mentre gli ultimi clienti stavano uscendo. Venni invasa da un profumo di cibo indefinito che mi fece salire l’acquolina in bocca, il mio stomaco brontolava… anche stasera mi ero dimenticata di cenare!

Mi accoccolai in un tavolino all’angolo destro del locale.

Il tempo di sedermi e quello che doveva essere Francesco, si presentò stringendomi vigorosamente la mano.

Era vestito ancora da cuoco, con i pantaloni a piccoli scacchi neri e bianchi e la casacca sporca di cibo.

Dio che sesso mi faceva! Pensai di essere impazzita…

< Piacere Francesco, tu devi essere Luna, Vale mi ha parlato tanto di te e finalmente ci conosciamo! >

Annuii mentre deglutivo il Chianti.

Ci stavamo studiando entrambi, attentamente… I suoi occhi profondi  mi facevano sentire nuda ed inerme, era un emozione nuova, intrigante ed eccitante. Il mio corpo parlava per me, una sensazione di calore mi invase in mezzo alle gambe e un desiderio primitivo si impossessò della  mia mente: si, volevo avere piacere da quell’uomo anche se molto più grande di me.

Valentina si sedette tra noi e arrivò anche Luigi che si presentò a sua volta, ma era come se io e Francesco fossimo soli, continuavamo il nostro dialogo invisibile fatto di sguardi. Luigi mi parlò in maniera sbrigativa di mansioni, orari, giorni e paga, come se avesse altre cose da fare e si alzò strizzando l’occhio a Valentina invitandola con una banalissima scusa ad accompagnarlo a fumarsi una sigaretta all’esterno del locale.

Sapevano qualcosa? Immaginavano? O avevano capito già tutto? Francesco si schiarì la gola e mi propose di visitare la cucina, annuii seguendolo attraversando la sala. Non ero mai stata in una cucina di un ristorante ed ero molto curiosa. La loro non era molto grande, ma molto pulita e ordinata: sulla destra c’era la lavastoviglie e due enormi lavelli, a sinistra tre grandi frigoriferi che arrivavano fino al soffitto e poi la postazione di Francesco davanti alle griglie, bollitori e fuochi. Ciò che attirò maggiormente la mia attenzione fu il ceppo di legno dove veniva tagliata la carne. Sembrava molto vecchio e consumato, la superficie non era più liscia, ma solcata da profondi tagli. Troneggiava centralmente in fondo alla cucina, ed era secondo me, molto erotico. Sembrava uno strumento sessuale e la mia fantasia vagava: mi vedevo già distesa sopra di esso tra carne e coltelli sporchi di sangue. Mi avvicinai piano, accarezzando lentamente la superficie ancora umida e ruvida del legno.

Francesco si avvicinò e quasi sussurrando mi disse con voce roca senza smettere di fissarmi: ” Ti piace? Qui taglio la carne… ”

” Si! “, dissi con voce flebile mentre le sue mani incominciarono ad accarezzare le mie. Mi sentii avvampare e il cuore mi balzò in gola, volevo disperatamente quell’uomo… e lo volevo in quel preciso istante sul ceppo sporco! Come se udisse i miei pensieri, Francesco prese entrambe le mie mani e le portò dietro alla mia schiena unendole saldamente insieme, come fossero legate da una corda invisibile, poi tirandomi  a sé e senza chiedermi il permesso, iniziò a baciarmi…

Un bacio energico, maschio, rude e violento. La sua lingua impaziente esplorava la mia bocca mentre io non cercavo minimamente di ostacolarlo. Continuava con una mano a bloccare le mie, mentre con l’altra  incominciava ad accarezzarmi il viso e il collo, per poi scendere più giù fino alla camicetta. Slacciò appena qualche bottone e con irruenza mi abbassò il reggiseno di pizzo! I capezzoli erano durissimi e sensibili, la sua lingua giocò con loro, alternando sapienti piccoli morsi a tocchi lievi. Mi stava uccidendo lentamente, impastò con le mani i miei piccoli seni per poi riprendere a torturare dolcemente i capezzoli. Il suo sesso duro premeva sui pantaloni e sulla mia gamba, sembrava stesse per esplodere da un momento all’altro. Mugolai svincolandomi da lui, avevo bisogno d’aria, i polmoni bruciavano, il corpo fremeva. Lo guardai dritto negli occhi e quella che vedevo era lussuria… incominciai a sbottonargli i pantaloni…

Fu in quell’istante che udii un leggero cigolio alla mia sinistra. Con la coda dell’occhio vidi Luigi vicino all’uscita secondaria della cucina. Era fermo, paralizzato a guardarci in silenzio, i suoi occhi erano ipnotizzati dalla scena e in mano teneva…

Scopri il seguito, a breve l’uscita dell’Ebook” 

Capitolo 2 – La Mia Diversa Prima Volta

Anal SexCapitolo 2 – La Mia Diversa Prima Volta

Il “ ritardo ” è stato per me come un entità sconosciuta che ha accompagnato praticamente tutti gli episodi della mia vita: agli appuntamenti con gli amici, a scuola, alle visite dai parenti, con i ragazzi, insomma ovunque!!! E non ci ho mai potuto fare nulla per evitarlo, come se mi cercasse sempre. Ad oggi ormai, io e lui viviamo in simbiosi… io capisco lui e lui capisce me…

Arrivai di corsa all’entrata del vecchio edificio, in ritardo…

Petra mi stava aspettando all’ingresso, decisamente infastidita dell’attesa, con una bottiglia ghiacciata di vodka al melone in mano.

< Lu, non ci posso credere, ma hai visto che ore sono?!? Luca ha già iniziato il concerto, ma ti ha cercata come un pazzo! Lo dovevi truccare! >

< Cavoli, scusami, ma la lezione si è prolungata, non trovavo il vestito giusto e ho perso l’autobus e poi ho sbagliato strada e poi… ma sono bella? Dimmi di si ti prego! Fammi bere un pochino che sono agitatissima!! >

< Lu sei bellissima lo sai! Tieni, butta giù e vedrai che tutto dopo ti sembrerà più facile! Hehheh! Ora entriamo che è tardissimo!! >

Diedi due lunghe sorsate, e altre due ancora. Il liquido fresco e dolce si fece strada dentro la mia gola, mi piaceva da morire la vodka e ora mi era presa la “fissa” per quella al melone, mi metteva di buon umore ogni volta che la bevevo.

Stasera però era una serata particolare, l’attrazione tra me e Luca era innegabile e si percepiva nell’aria una sorta di elettricità quando stavamo vicini, ma ancora non era successo nulla tra di noi.

Quante volte mi ero masturbata pensando ai suoi occhi che bruciavano di desiderio per me… Si! questa sarebbe stata la serata giusta, lo sentivo!

Mi ero preparata con cura: tutina a pantaloncini cortissimi di velluto nero, con una bella e profonda scollatura sulla schiena, parigine nere e stivaletti. Un trucco deciso ma non pesante, mi incorniciava gli occhi e il mio rossetto fucsia faceva il resto. Mi sentivo una gatta “ dark ”, una bellissima e sensuale gatta…

Entrammo. Il locale era veramente affollato e denso di fumo, la musica era ipnotica, ma l’atmosfera era calda e intima con candele dalle luci soffuse che facevano risaltare le pareti colorate.

Petra mi prese per mano e con fare deciso iniziò a farsi strada tra i ragazzi finchè non trovammo un posticino in prima fila.

Ci accovacciammo in terra, la musica mi stava inebriando e la vodka faceva il suo effetto, stavo bene e mi sentivo sicura di me stessa.

Tra il fumo denso che contornava il palco dandogli un aria cosi lugubre, vidi una figura tutta vestita di nero in controluce. Un maglione più grande di due taglie con le maniche che coprivano metà delle sue mani dalle unghie smaltate di nero, lo facevano sembrare cosi fragile, quasi impaurito. I movimenti aggraziati gli conferivano un aria eterea, Luca era bellissimo:

i capelli cotonati e scompigliati ricadevano sul suo viso pallido come rami aggrovigliati ed erano in netto contrasto con il trucco pesante che contornava gli occhi scuri come la pece dallo sguardo ipnotico. Stava cantando in maniera così sensuale, no, stava facendo l’amore con il microfono e la sua voce… beh, mi faceva impazzire la sua voce… così suadente e avvolgente, avrei potuto ascoltarla per ore incantata.

Finalmente il suo sguardo incrociò il mio, il cuore smise di battere per un secondo, deglutii a fatica, i suoi occhi mi stavano spogliando lentamente… mi sorrise e in quel preciso istante sentii il fuoco dentro di me!

Sapevo in sala c’erano parecchie ragazze che avrebbero fatto carte false per stare con lui, e c’era pure la sua ex, “storica”. Sapevo che si erano lasciati da poco, dopo circa sei anni, ma lui cantava e… guardava me, stava cantando per me, era come fossimo soli e non mi scollava gli occhi di dosso.

< Di solito non faccio dediche ma questa canzone è per una persona speciale che è entrata all’improvviso nella mia vita… >

” Ahiuu!! ” Una gomitata mi arrivò dritta dritta sullo stomaco

< Petraaa!! Ma cavoli stai attenta no? Tra un po’ vomito! >

< Luna hai sentito? E’ per te!!! >

Arrossii… Si! era per me! e altro che farfalle nello stomaco!!!

Chiusi gli occhi e assaporai fino all’ultimo la mia canzone: “Lullaby”, la mia preferita da sempre.

Sapevo di avere ad un tratto tutti gli occhi femminili addosso e… godevo!

Durante la pausa, nonostante la gente gli si affollasse intorno, in qualche modo Luca mi venne incontro.

< Sei bellissima stasera! Fatti vedere un pochino? Mhhhh… bello! Ma ti sculaccerei a dovere! Mi sono preoccupato da morire! Dov’eri finita? >

< Hihihi scusa, ho fatto un po’ tardi poi ti racconterò… vodka?? >

Rise, prese la bottiglia e le sue labbra mi sfiorarono la guancia con un bacio leggero, quasi impercettibile… tremai di piacere.

 < Ti dovrò accompagnare io a casa dopo, se ti finisci la bottiglia di questa robaccia, e dovrò farlo in braccio! >

” Staremo a vedere! “, risposi io…

Beh… era questo il mio intento, no? Sorrisi, buttai giù un altro bel sorso di vodka mentre il suo braccio mi cingeva forte la vita.

Ero eccitata da morire! Sentivo il perizoma completamente bagnato, mi immaginavo tra le sue braccia mentre lui mi possedeva instancabilmente… arrossii pensando al “dopo serata” e pregavo che a casa tutte le ragazze stessero dormendo.

Il concerto finì in fretta e ancora più in fretta il gruppo smontò tutte le attrezzature.

Petra mi salutò facendomi l’occhiolino e avvicinandosi mi sussurrò:

” Voglio sapere tutti i particolari domani mattina! Altrimenti ti butto giù dal letto! “

Luca mi prese la mano e salutando tutti, mi trascinò fuori dal locale verso la sua macchina.

Ero felice e frastornata, non dissi una parola per tutto il tragitto come per non spezzare l’atmosfera che c’era tra noi, ogni tanto sentivo il suo sguardo posarsi sulle mie gambe per poi riprendere la vista sulla strada. Parcheggiò la macchina in un modo molto improbabile, scelse un angolino all’inizio della via, spense il motore e si girò verso di me:

” Ti va se ti accompagno fino a casa? Il tuo equilibrio stasera non mi sembra sia così stabile! “

Sorrisi…

Uscimmo insieme e ci incamminammo ridacchiando verso casa mia, cercando l’un l’altro il contatto e, quando arrivammo sotto il portone, mi baciò… un bacio dolce e passionale, poi all’improvviso sempre più prepotente… un bacio che abbassò tutte le mie difese.

Mi appoggiai al muro, mentre la sua lingua insaziabile mi esplorava e il suo corpo premeva contro il mio facendomi sentire la sua eccitazione. La voglia era pazzesca e il suo respiro si fece pesante mentre mi disse: ” Ti voglio! “

Aprii il portone e in silenzio salimmo gli interminabili gradini, senza fermarci.

Feci strada fino in camera mia, lo feci sedere e gli chiesi:

” Lo vuoi un caffè? Lo preparo in un attimo, aspettami qui che dormono tutte! “

Luca annuì ed io, barcollando. a tastoni riuscii ad arrivare in cucina.

Misi la caffettiera sul fuoco, il mio corpo fremeva di desiderio… i miei capezzoli erano turgidi e premevano contro il reggiseno, un brivido di piacere scese lungo le mie gambe… beh era il momento giusto, no??

Mi sentii sfiorare la schiena all’improvviso… Il mio cuore accelerò all’impazzata, feci per girarmi ma lui era dietro di me.

Sentii il suo sesso premere nuovamente contro di me, duro, e la sua mano calda scostarmi i capelli mentre le sue labbra iniziavano a mordicchiarmi l’orecchio.

Ansimavo… Cazzo se lo volevo!

< Luna… Luna… sto impazzendo… >

< Prendimi Luca… prendimi adesso… >

La mia bocca cercava la sua, i nostri corpi vibravano, l’uno richiedeva l’altro e, mentre i vestiti cadevano confusamente per terra, le sue mani percorrevano ogni centimetro del mio corpo.

< Come sei bella… >

Iniziai a strusciare il mio…

“Scopri il seguito, a breve l’uscita dell’Ebook” 

Capitolo 1 – Pensieri Peccaminosi

Pensieri Peccaminosi di Luna
Pensieri Peccaminosi di Luna

Capitolo 1 – Pensieri Peccaminosi

Sono nata a New York e volata via da li all’età di 3 anni con destinazione Italia, cresciuta poi in un piccolo paese a Nord, uno di quei paesetti immersi nella natura con il paesaggio da cartolina: con il cielo azzurro azzurro e le montagne di sfondo spruzzate dalla neve…dove tutti conoscono tutti.. dove tutti parlano di tutti… dove la gente insomma non si fa mai i cavoli suoi. Il classico paesello di campagna.

La mia famiglia è una famiglia normale: mamma (di origini asiatiche), babbo e un fratello più giovane… poi ci sono io, la “ pecorella ” nera… Luna!

Luna che ha pensieri peccaminosi, Luna la strana, Luna che adora tingersi i capelli di blu e le unghie con lo smalto nero, Luna che ascolta i ” The Cure “ ma poi fa danza classica, Luna che è bravissima a disegnare ma è un disastro a guidare…

Non mi è mai piaciuto vivere qui, ma ci sono cresciuta e un po’ a  modo mio ho amato questo paese… Amo l’aria fresca che mi accarezza il viso quando passeggio per la strada, l’odore che ha il bosco  quando raccolgo le castagne e il rumore del fiume sotto casa ma, mi è sempre stato stretto… e così, dopo aver finito il liceo artistico decisi di trasferirmi da sola, per proseguire gli studi di danza classica ed iniziare l’ Università a Firenze.

Lasciai tutto e tutti senza rimpianti, alla fine andavo a stare lontana solo tre ore di treno!!!!

Mamma e babbo vollero comunque accompagnarmi per vedere  la casa che avevo trovato in affitto tramite un sito internet…

Ed eccomi qui… finalmente in viaggio verso la mia nuova avventura da sola…

Assorta tra me e me con il naso appiccicato al finestrino mentre mi scorrevano le città davanti ripensavo un po’ a tutto… mi sarebbero mancate le serate brave con le amiche?? La domenica pomeriggio in discoteca chiedendo l’autostop per tornare  a casa, i cambi di vestiti sotto casa, le sbronze e i ragazzi…

Già… i ragazzi, splendide creature tutte da scoprire e da temere! Potrei scrivere 10 capitoli a parte solo per loro… chissà, magari lo farò…

Quanti pianti sotto casa mi sono fatta per il fidanzatino di turno, quante delusioni! Non che fossi una “ sfigatella ”, alla fine ho avuto anch’io le mie storie più o meno importanti, ma mi sono sempre sentita uno spirito libero e, adoro sperimentare! Sono sempre stata curiosa, mi piace pensare di aver fatto del bene piuttosto che considerarmi ” una ragazza facile “.

Cullata da questi pensieri scivolai in un sonno leggero… ad ogni fermata socchiudevo gli occhi

” Tesoro dormi, non siamo ancora arrivati “, sussurrava mia mamma ed io inspirando profondamente ripiombavo lentamente nel mio dormiveglia ristoratore.

Adoro il treno, si! Lo adoro! Diciamo che tra me e lui fu amore a prima vista fin dal primo anno di liceo, quando dovevo percorrere tutti i giorni circa una quarantina di chilometri da dove abitavo, avanti ed indietro.

Mi piaceva osservare le persone dal finestrino come erano vestite, cosa osservavano, che stato d’animo avessero in quel momento, se fossero state felici o no… o quelle nel mio stesso scompartimento… Ahaha, quante risate mi sono fatta! Mi piaceva anche stare rannicchiata facendomi “scudo” con il libro di storia dell’arte quando tornavo la sera tardi a casa: il rumore del treno mi dava tranquillità ed era perfetto per conciliare il sonno.

Il taxi ci portò nel centro storico di Firenze… ero a bocca aperta!! La città l’avevo vista solamente nei libri, era bellissima e quanta gente!!! Gente di tutte le età e di tutte le nazionalità!!!

Parcheggiò in una via piccolissima, stretta stretta, a senso unico e davanti ad una targhetta di ceramica bianca con il numero 6 dipinto a mano in blu.

Scesi dal taxi e mi guardai intorno, sembrava di essere all’interno di un quadro: vecchi e vissuti edifici dai colori pastello con tante finestre dai battenti verde bosco contornavano entrambi i lati della piccola strada. In fondo alla via completamente inondata dal sole potevo intravedere una splendida piazza dove turisti stanchi e affamati consumavano un frugale pasto seduti a gambe incrociate.

Il portone della palazzina davanti a me era di legno grosso e massiccio, sulla destra una fila di campanelli color ottone erano in netto contrasto con il muro scrostato dell’intero edificio.

Scorsi il dito fino all’etichetta  di carta adesiva bianca, gli angoli erano arricciati e leggermente anneriti e il cognome talmente scolorito che non lo si leggeva quasi più… Si! doveva essere quello… provai a suonare… < Chi è? >

Una voce squillante proveniente dall’alto mi fece alzare di colpo la testa.

Proprio dalla finestra dell’ultimo piano fece capolino una testolina rasata…

< Luna? Sei la nuova ragazza? Io sono Petra, vieni ti stavamo aspettando! Sali… ti apro subito, quarto piano prima porta a destra >

Mi girai e corsi a salutare mia madre e mio padre che nel frattempo mi avevano allineato le due grosse valigie sul marciapiede, è proprio vero, un abbraccio a volte vale più di mille parole e quello che diedi  a loro era un abbraccio da un milione di parole forse tutte quelle che avrei voluto dire da una vita ma per il mio spirito ribelle le avevo custodite in me. Schioccai un sonoro bacio sulla guancia ad entrambi e promisi di fare la “ brava ”.

Aspettai che risalissero sulla vettura e mentre facevo ciao con la mano tirai un sospiro di sollievo… andata!

Mi feci forza e presi le valigie pesantissime, maledicendomi mentalmente per averci messo dentro il “ mondo ”.

Spinsi il portone che avevo davanti a me, scricchiolò appena lo mossi, entrai a fatica con il mio ingombrante carico e mentre si richiuse con rumore sgraziato e gracchiante mi ritrovai in un piccolo atrio buio dall’aria umida e fresca e dal pungente odore di muffa, cercai a tastoni l’ interruttore della luce sporcandomi la mano con l’intonaco ormai consumato.

Ed ecco la sorpresa che vidi appena la flebile luce si accese… cavoli!!! Erano scale!!!

Tanti piccoli scalini di pietra levigata e consumata dall’alzata stranamente alta stavano li proprio di fronte  a me…

” Forza e coraggio Lu sono solo 8 rampe di scale! Il fisico ringrazierà! “

Con la fronte imperlinata dal sudore e il fiato grosso, finalmente arrivai al pianerottolo dell’ultimo piano, il quarto piano. Una porta socchiusa attirò la mia attenzione, appoggiai le valigie bussai forte : ” Permessoooooo!?! “

< Ciao Luna vieni!! Siamo in cucina… >

Entrai e…

La casa era carinissima! Non avrei potuto scegliere di meglio! Era molto caratteristica, su due livelli comunicanti tramite una scala a chiocciola, l’ entrata era una stanza che fungeva anche da salotto aveva le pareti colorate di un limone caldo dai toni aranciati e delle bellissime travi a vista, sulla sinistra due enormi finestre che si affacciavano di fronte a Palazzo Pitti, mentre sulla destra c’era un cucinotto abitabile tutto bianco.

Sulla parete di fondo di fianco al divano dismesso e consumato, c’era la scala a chiocciola di legno che portava al soppalco e alle tre camere singole con bagno.

La mia camera non era molto grande, anzi a ripensarci proprio per nulla, ma aveva un bel letto da una piazza e mezza, mobili di vimini semplici ma che s’intonavano con il resto dell’ambiente.

Avevo ben due finestre!, una che si affacciava sulla via e l’altra sul muro opposto si affacciava al soppalco.

La cosa che più adoravo era la parete dove troneggiava il letto, color amaranto! Bellissima, calda e accogliente mi faceva venire già in mente situazioni peccaminose…

Chiusi la porta di legno e mi buttai a  pesce sul letto… non male! Con il viso rivolto al soffitto mi misi a pensare… le lezioni a scuola sarebbero iniziate la prossima settimana, avevo tutto il tempo per prendere confidenza con la città e si!… avrei visto Luca…

Beh… prima magari avrei dovuto chiamarlo, lui non poteva sapere che ero  a Firenze…dall’ultima volta che ci eravamo sentiti ormai erano trascorse già diverse settimane…

Luca in realtà non lo avevo mai visto di persona, avevo solo una sua foto in bianco e nero… non era proprio il mio tipo, era un ragazzo dall’aria pulita, capelli corti, due occhi da cerbiatto e fisico asciutto da sportivo. Ma aveva una doppia vita che adoravo, era il cantante della cover band  ufficiale italiana del gruppo dark inglese “ The Cure ”.

Avevo visto alcune sue foto con il gruppo e che dire? Un altra persona! Vestito tutto di nero, capelli cotonati, trucco pesante su quegli occhioni e rossetto rosso sangue sbavato… mi faceva ribollire dentro e mi eccitava da morire l’idea che una persona così posata, potesse trasformarsi in un essere tanto sensuale, dallo sguardo penetrante, quasi perverso.

Avevo deciso che dovevo farlo mio, ma i Km di distanza per ora non mi avevano aiutato…

Il nostro era un rapporto epistolare, proprio cosi, eravamo amici di penna. Lui aveva messo un annuncio in un settimanale di musica rock dove gli sarebbe piaciuto conoscere degli amanti di musica dark,  ed io gli avevo risposto.

Iniziammo così a conoscerci… poi la mia naturale pigrizia prese il sopravvento e… ormai erano già passate parecchie settimane dall’ultima che ci eravamo scritti.

Presi il telefono e non ci pensai due volte… composi il suo numero, libero…

< Pronto? >

” Ciao sono Luna! Ti ricordi di me ? “, dissi con voce fastidiosamente squillante…

< Lunaaa! E chi si dimentica un nome così? Come stai ? Che fai ? Non ho più avuto tue notizie!! >

< Ehmm… si, scusami tanto, sono state settimane intense, sono a Firenze, ti va una birra? almeno mi faccio perdonare! >

Ecco… l’avevo detto! Mi morsi il labbro inferiore pregando mi dicesse di si.

< Quanto ti fermi? >

< Tutta la vita!!! Mi sono appena trasferita qui da sola per frequentare una scuola di danza e l’Università >

< Allora abbiamo tempo! Vada per una birra e poi sarò il tuo ” Cicerone ” per le vie del centro. Al Duomo alle 23.00 è troppo tardi? Prima sono alle prove con la mia band, stiamo preparando un concerto per la prossima settimana >

< Easy Cure, giusto?! >

< Giusto! Spero ci sarai… >

< Non me lo perderei per nulla al mondo! Dai ci vediamo tra un po’, baci!!! Ahh dimenticavo, sarò vestita con un abitino color lilla stasera! >

Spensi il cellulare, mi rituffai sul letto e mi misi comoda, era maggio ma già il sole si faceva sentire e con il viso accaldato forse più per l’emozione che per il tempo, chiusi gli occhi e inspirai profondamente. Piano piano mi ritrovai a fantasticare sulla serata che mi si stava prospettando da lì a qualche ora: pensieri peccaminosi adesso si facevano largo nella mia testa. Maliziosamente sorrisi e quasi senza accorgemene la mia mano scostò il tessuto leggero della gonna che indossavo e iniziò ad accarezzare languidamente la coscia, un brivido mi percorse la schiena… non erano più le mie dita, ma le sue labbra calde e morbide che mi torturavano piacevolmente e delicatamente. Sentii la sua lingua guizzante risalire piano piano l’interno della coscia fino a scendere al ginocchio, per poi rincominciare da capo. Cominciai a rilassarmi e scostando leggermente gli slip di pizzo bianco, già bagnati di desiderio, mugolai di piacere. Lentamente feci scivolare le dita tra il mio sesso umido e voglioso, iniziai a strofinarmi il clitoride gonfio con movimenti decisi e profondi… immaginavo la sua bocca e la mia eccitazione cresceva sempre più… il mio dito entrò con facilità, così pure il secondo e poi anche il terzo… Con movimenti ritmici il mio corpo andava su e giù, mentre le mie dita come se suonassero una melodia, si facevano largo dentro di me. Rivoli di desiderio bagnarono le lenzuola, era un piacere così sfacciatamente intenso che non volli smettere, continuai su e giù e poi ancora come se non bastasse di nuovo su e giù… la mia testa diceva: non ti fermare Luca, non ti fermare!!

Prepotentemente le dita rincominciarono sempre più velocemente a masturbarmi… mi tappai la bocca con l’angolo del cuscino, avrei voluto urlare ma non volevo che le mie nuove coinquiline mi scoprissero. E poi arrivò l’orgasmo: lungo, potente e dannatamente bello, mi colse quasi alla sprovvista. Tolsi piano piano le dita fradice di umori, mentre tremavo ancora di piacere… le portai alla bocca assaporando tutto con avidità.

Ero frastornata e stremata… buffo come la nostra mente possa creare la situazione perfetta per avere un ” Signor Orgasmo “…

Mentre mi soffermavo a fare queste considerazioni, con il corpo ancora madido, mi addormentai…

Prefazione

Prefazione alla Sessualità di Luna
Prefazione alla Sessualità di Luna

Prefazione

Maggio 2013, un  pomeriggio come gli altri… La stanza illuminata dal sole era silenziosa, solo un leggero ronzio del frigorifero sembrava cullare i suoi sogni.

Rannicchiata sul divano come un gatto iniziò a svegliarsi, allungò le gambe fino a distenderle completamente e i piedini accuratamente smaltati fecero capolino da quella coperta  leggera, un po’ troppo piccola per lei e dalla fantasia improbabile.

Le braccia si sollevarono lentamente e le mani andarono a stropicciare gli occhi ancora chiusi… adorava rimanere in quel torpore, accarezzata dal sole nel suo piccolo salotto di casa, sarebbe rimasta li all’infinito ma sapeva che si doveva alzare.

Fece uno sforzo per mettersi a sedere si stiracchiò un pochino, i muscoli erano tutti indolenziti, dopotutto quel vecchio divano non era mai stato così comodo ma ci era affezionata , fu la prima cosa che comprò quando si trasferì  a Firenze.

” Cazzo!!! E’ tardissimo!! “, esclamò…

Fece una  corsa in bagno, aprì l’acqua della doccia e si fiondò in camera, prese dall’armadio le calze autoreggenti  velate nere con la balza di pizzo larga, il perizoma di raso e il tubino elasticizzato grigio che aveva comperato il giorno prima al mercato di San Lorenzo.

Si tuffò sotto la doccia, il vapore caldo e denso l’avvolse come un abbraccio, prese la spugna morbida e abbondando con il bagnoschiuma iniziò velocemente a lavarsi, era in ritardo e lo sapeva, doveva fare in fretta.

Si vestì alla velocità della luce, si infilò un bel paio di decoltè nere dai tacchi vertiginosamente alti, sciolse i lunghi capelli lisci e iniziò a truccarsi  gli occhi nocciola. Prese la matita nera e disegnò con grande precisione una sottilissima e lunga linea nella parte superiore delle palpebre, sfumò con il pennellino e ripose tutto nella trusse, il suo dito indice si tuffò nella confezione aperta di ombretto grigio e iniziò muovendolo in piccoli cerchi, a prendere un po’ di prodotto.

Sfumò anch’esso sulle palpebre fino a quando il risultato non la soddisfò.

Tocco finale: un’ abbondante mascara nero, effetto ciglia finte.

Si, le piacevano i suoi occhi, leggermente allungati e a mandorla erano il suo vanto, li truccava sempre con molta cura per enfatizzare quello sguardo felino che la faceva sembrare tanto monella.

Rossetto ciclamino che andava a illuminare il suo sorriso contagioso e una rapida occhiata allo specchio… perfetta!

Si mise comoda a sedere sul letto, accavallò la gamba con fare vissuto accese il pc portatile e collegò la web cam. Lo spettacolo aveva inizio…

 ” Mi presento, sono Luna e sono una Cam Girl, questo è il mio mondo questa è la mia storia “…

Luna la recensione su Donna Moderna

Recensione di Luna su Donna Moderna

Donna Moderna INCHIESTA – Se mi paghi mi spoglio.

Per mantenersi all’Università, per arrivare a fine mese o solo per divertirsi. In tutto il mondo 2 milioni di ragazze vendono in rete foto, video, show intimi.

Luna la recensione su Donna Moderna…Leggi cosa scrivono di me e delle ragazze che fanno la mia scelta…

Sembrano le ragazze della porta accanto. E invece usano il computer, una webcam e un nickname per collegarsi a internet e vendere on line foto intime, video osè, spettacoli privati, intascando dai 500 ai 5.000 euro al mese. Alcune son donne annoiate o divertite, altre disperate. Parla di loro il film Cam Girl, adesso nelle sale, che cerca di inquadrare il fenomeno nato in America.

COSA DICONO LE DONNE
“Sono esibizionista e ho iniziato per questo” racconta Luna La Vicina, 33 anni, di Firenze, commessa. “Mi copro il viso perché ho paura che i miei fratelli mi riconoscano. Due minuti di show sono pari a un’ora di lavoro in negozio…e se do il mio numero per essere chiamata direttamente, anche di più “.

Insomma, l’aspetto economico conta, inutile nasconderlo. Luna dichiara i suoi guadagni al fisco alla voce “altri redditi” e colleziona aneddoti sui suoi utenti, che hanno dai 20 ai 60 anni:< Quasi tutti sono fidanzati o sposati. Alcuni osservano in silenzio e poi ti contattano. Altri vogliono solo sfogarsi e parlano. Altri ancora ti riempiono di complimenti. Molte di noi diventano escort e fanno i soldi veri. Alcune si innamorano dei clienti e trovano marito. >

Luna ha creato un sito che spiega alle donne come mettersi in vetrina per guadagnare. E’ servito a molte per sbarcare il lunario. Come F.L.,  impiegata marchigiana, 43 anni, un figlio di 20 da mantenere: “Vivo da mia nonna, di cui in pratica sono la badante. Dovevo trovare un reddito per coprire 1.500 euro al mese di debiti” dice.

Anche A.L., 18 enne di Varese, fa la cam girl per soldi: “Ho dovuto mettere da parte i miei principi morali per pagarmi la retta e i libri dell’università” spiega. “Avevo bisogno di un altro lavoro. Fare la barista e la babysitter non mi bastava più”.

 WWW.DONNAMODERNA.COM – N°24 del 05/06/2014 – pag.57

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